Un medico mostra il fiocco azzurro che simboleggia la lotta al tumore alla prostata

Cosa c’è da sapere sul Tumore alla Prostata

Il Sistema urinario: problemi e soluzioni – 6° parte

Il tumore alla prostata rappresenta oggi una delle neoplasie più comunemente diagnosticate, costituendo il 15% circa di tutti i tumori di nuova diagnosi. Nel 2018, in Europa, circa 450.000 uomini hanno sofferto di tumore alla prostata e circa 100.000 sono deceduti a causa di esso.

Attualmente il tumore alla prostata è il secondo tumore più frequentemente diagnosticato nei soggetti di sesso maschile. È raramente riscontrato prima dei 40 anni, essendovi un incremento dell’incidenza e della prevalenza con l’aumentare dell’età.

Tali dati epidemiologici sono relativi soltanto al carcinoma clinico, che però deve essere distinto dal carcinoma incidentale (diagnosticato in modo casuale in corso di una resezione prostatica endoscopica) e dal carcinoma latente o biologico (carcinomi asintomatici diagnosticati istologicamente). Quest’ultimo è un reperto molto frequente all’indagine autoptica essendo riscontrabile nell’ 80% delle indagini autoptiche dei soggetti con età >80 anni.

Le cause del tumore alla prostata non sono ad oggi ben conosciute. L’età è da considerarsi sicuramente uno dei fattori di rischio più importanti, così come l’appartenenza ad un determinato gruppo etnico (gli africani sembrano essere maggiormente esposti). In alcuni casi è stata accertata una familiarità per questa patologia.

Uno stile di vita sano, l’attività sportiva, l’astensione dal fumo, una dieta ricca in frutta e verdura e povera di grassi animali, possono aiutare a prevenire l’insorgenza di questa patologia.

Il carcinoma della prostata origina in circa l’80% dei casi dalla zona periferica o caudale della ghiandola, in circa il 20% dalla zona centrale ed nel resto dei casi dalla zona di transizione. Inizialmente la neoplasia si sviluppa all’interno della ghiandola, mentre le diffusioni per contiguità, linfatica ed ematica avvengono solo nelle fasi più tardive.

Il tumore alla prostata generalmente non dà sintomi negli stadi iniziali. I disturbi minzionali possono essere sia di tipo irritativo che di tipo ostruttivo e spesso rapidamente ingravescenti.

Tuttavia, tale corteo sintomatologico è altamente aspecifico essendo tipico di tutte le patologie che portano ad un’ostruzione della bassa via escretrice. Infatti, i classici sintomi di riduzione del flusso, di nicturia (la necessità di alzarsi la notte), di urgenza minzionale, di aumentata frequenza, spesso sono legati all’ipertrofia prostatica, o ad una condizione infiammatoria.

Talora, in casi rari e molto avanzati, il tumore può manifestarsi con i segni della malattia avanzata:

  • perdita di peso importante e senza una causa
  • dolori alla schiena prolungati
  • insufficienza renale
  • sangue nelle urine
  • problemi di erezione
  • incontinenza urinaria
  • incontinenza fecale
  • dolore ai fianchi, alla schiena, al petto o alle gambe
  • debolezza

Per effettuare una diagnosi, lo strumento più utilizzato è un semplice esame del sangue che controlla i livelli del PSA totale e libero circolante. Se il livello del PSA è troppo alto, questo suggerisce che le cellule nella prostata si stanno comportando in modo anomalo.

Durante la visita medica, lo specialista urologo effettuerà un’esplorazione rettale per palpare la prostata e per valutarne volume, forma, consistenza, dolorabilità e la presenza di eventuali noduli sospetti.

Se necessario, potranno essere richiesti ulteriori accertamenti, come ad esempio una Risonanza Magnetica prostatica multiparametrica.

Qualora gli elementi sopra citati depongano per un quadro sospetto, si procederà ad una biopsia della prostata per una diagnosi di conferma.

Il tumore alla prostata ha diverse alternative terapeutiche. Ognuna di esse ha i suoi vantaggi e svantaggi. La scelta dipende dal quadro clinico del paziente, ovvero dalle caratteristiche istologiche del tumore, stadio clinico, età ed esigenze del paziente.

Tra le varie opzioni terapeutiche possiamo annoverare: la sorveglianza attiva (in cui viene monitorato attentamente l’avanzamento della malattia attraverso controlli periodici seriati), la prostatectomia radicale (intervento chirurgico che prevede la rimozione dell’intera prostata e delle vescicole seminali, effettuabile con tecniche tradizionali o mininvasive), la radioterapia o la terapia ormonale (che colpisce la produzione di testosterone nel corpo, bloccando la crescita del tumore).

Articolo a cura del Dott. Andrea Cocci e del Dott. Gianmartin Cito