Specialmente negli anziani è abbastanza frequente la comparsa improvvisa di un intenso bruciore lungo una striscia del torace o dell’addome oppure in una parte del viso (la fronte, l’orbita o la tempia). Il dolore si accompagna alla comparsa di un arrossamento della pelle con piccole bolle prima contenenti liquido e quindi pus. Questa malattia, conosciuta nella cultura popolare come “Fuoco di Sant’Antonio”, in medicina viene denominata come “Herpes Zoster” ed è una infezione virale causata dal virus Varicella Zoster. Il virus è il responsabile di una delle malattie infantili più comuni, la varicella. La malattia dell’infanzia guarisce senza problemi ma il virus resta dormiente in alcune fibre nervose per molti anni e si può riattivare in età adulta o addirittura anziana approfittando di una diminuzione delle difese dell’organismo causata da malattie intercorrenti e causando così l’insorgenza del Fuoco di Sant’Antonio. Perciò, anche se all’esordio l’aspetto è quello di una malattia dermatologica in realtà il danno più importante avviene a livello delle fibre nervose.

La malattia, oltre al bruciore, all’arrossamento ed alle bolle spesso non causa altri problemi; il dolore, spesso intenso ed insopportabile, dopo un certo numero di giorni inizia a regredire. Le lesioni cutanee guariscono trasformandosi in croste e poi guarendo o lasciando alterazioni del colore della pelle o piccole cicatrici. In un numero non trascurabile di casi però, specialmente negli anziani, l’evoluzione della malattia può non essere favorevole e mentre le lesioni sulla pelle guariscono in poche settimane, il dolore può permanere per mesi per poi ridursi lentamente e scomparire. In casi ancora meno fortunati il dolore può rimanere anche per sempre e dopo molti anni il paziente continua a lamentarsene. In questi casi si parla di “nevralgia post-herpetica”, una malattia che non è grave per quanto riguarda la sopravvivenza del paziente ma che può peggiorare di molto la qualità della sua vita.

Alcuni consigli per chi si ammala di Herpes Zoster

  • Alla comparsa dei primi sintomi (arrossamento circoscritto della pelle con piccole bolle e dolore) contattare il proprio medico il prima possibile, allo scopo di poter iniziare una adeguata terapia con farmaci virali ed analgesici.
  • Non deve essere assolutamente perso tempo prezioso provando rimedi tradizionali di nessuna efficacia scientifica (le “segnature” della cultura popolare) in quanto il successo riferito da tali pratiche è solo dovuto a guarigioni spontanee della malattia che sarebbero comunque avvenute ed il tempo perduto per tali pratiche è spesso sottratto ad una efficace terapia che deve essere iniziata precocemente anche per ridurre la possibilità che si instauri la temibile nevralgia post-herpetica.
  • Se il dolore è particolarmente severo e/o il paziente ha più di 60 anni, entro i primi 10-15 giorni dall’inizio della malattia è consigliabile eseguire una epidurale antalgica con anestetici locali e cortisonici, che è in grado di attenuare da subito il dolore e soprattutto impedire la cronicizzazione di questo e lo sviluppo della nevralgia post-herpetica.
  • Se il dolore perdura da più di 1-2 mesi la situazione può cominciare a diventare preoccupante. In questo stadio i farmaci antivirali sono ormai inutili in quanto l’infezione è ormai passata, le lesioni sono guarite o stanno per farlo ma purtroppo sono rimasti i danni delle fibre nervose. Gli analgesici potrebbero essere efficaci in modo solo parziale mentre un aiuto potrebbe essere dato da farmaci solitamente efficaci nel dolore neuropatico (cioè da quello che deriva da lesioni del tessuto nervoso) come gli antiepilettici o gli antidepressivi. In questa fase comunque è ancora possibile una guarigione dal dolore anche se in tempi più lunghi di quanto succeda normalmente.
  • Nel caso in cui il dolore perduri da più di un anno allora si è nella condizione definita come nevralgia post-herpetica ed è molto probabile che il quadro clinico non sia più suscettibile di remissioni o miglioramenti spontanei. Inoltre è improbabile che anche la terapia riesca a controllare in modo più o meno soddisfacente il dolore; probabilmente gli analgesici, inclusa la morfina o suoi derivati, sono inefficaci.
  •  A volte il dolore risponde almeno in parte ai farmaci utilizzati per il dolore neuropatico o a terapie come la stimolazione elettrica del midollo spinale o la radiofrequenza pulsata. Nessuna terapia è sicuramente efficace e l’impotenza terapeutica in questa fase di malattia giustifica i trattamenti relativamente aggressivi (come l’epidurale antalgica) che possono essere proposti nelle prime fasi della malattia, ai fini di prevenire la temibile evoluzione in nevralgia post-herpetica.