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Chirurgia mininvasiva per protesi articolari

L’impianto di protesi articolari (o artoplastica) è un intervento chirurgico durante il quale un’articolazione danneggiata, dolorosa, malfunzionante o comunque malata viene sostituita con una struttura artificiale.

Le artroplastiche più comunemente effettuate riguardano le articolazioni dell’anca e del ginocchio (National Institutes of Health, 2003).

Epidemiologia

Le patologie articolari degenerative (artrosi) e infiammatorie (artrite) costituiscono l’indicazione principale all’intervento di artroplastica sia dell’anca che del ginocchio.

L’artrosi, definita come riduzione di spessore della cartilagine articolare fino a uno stadio avanzato in cui anche l’osso articolare subisce una progressiva deformazione (artrosi deformante), può essere primitiva o secondaria a malformazioni congenite o a deformità acquisite in particolare come esiti a distanza di fratture articolari. Attualmente stiamo assistendo ad un progressivo incremento di artrosi secondarie cioè conseguenti ad un traumatismo, in particolare stradale, sportivo e lavorativo.

Le fratture del collo femore costituiscono un’ulteriore indicazione all’intervento sull’anca.

Infine, un’indicazione molto meno frequente per entrambe le articolazioni è rappresentata dai tumori.

I pazienti che chiedono di essere sottoposti ad un intervento di artroprotesi presentano difficoltà e dolore nei movimenti di una o più articolazioni con disturbi nello svolgere le normali attività della vita quotidiana e/o lavorativa e/o di relazione.

La domanda è fortemente correlata con l’età e quindi in progressivo aumento nell’attuale quadro demografico. Gli esperti parlano di un aumento del 100% di artroprotesi entro gli anni 2025-2030 (ogni anno sono effettuati in Italia circa 100.000 protesi d’anca e circa 70.000 di ginocchio), ciò è dovuto da una parte all’aumento dell’aspettativa di vita e alla stretta correlazione che esiste tra l’insorgenza delle patologie articolari e l’avanzare dell’età, dall’altra ai continui miglioramenti apportati sia dalla tecnica chirurgica sia alle caratteristiche dei dispositivi impiantati che permettono di eseguire interventi su pazienti sempre più giovani.

Protesi d’anca

Esistono tre tipi d’intervento di sostituzione protesica dell’anca:

  • la sostituzione totale che prevede di intervenire su entrambe le componenti articolari, femorale e acetabolare. Nella maggior parte dei casi la sostituzione totale è impiegata nel trattamento di patologie degenerative ed è formata da quattro elementi:
    1. la componente femorale (stelo) che si impianta nel femore
    2. la testa che si inserisce sullo stelo
    3. la componente acetabolare (cotile) che è impiantata nel bacino in   corrispondenza dell’acetabolo
    4. un inserto posto all’interno del cotile
  • la sostituzione parziale (protesi cefalica) che prevede di mantenere l’acetabolo naturale, è indicata nel trattamento di pazienti che hanno subito una frattura del collo del femore e che non siano trattabili con altri mezzi di sintesi
  • il reintervento (revisione) che prevede la sostituzione di una protesi o parte di essa precedentemente impiantata

In passato tutte le protesi erano fissate all’osso utilizzando il cosiddetto cemento (polimetilmetacrilato), oggi invece si utilizzano nuovi materiali e rivestimenti che permettono nel caso delle sostituzioni totali, di impiantare il dispositivo senza utilizzare il cemento ottenendo, grazie alla crescita dell’osso, un ancoraggio naturale.

La qualità dell’osso, la morfologia acetabolare e femorale, l’età del paziente e le sue condizioni cliniche indirizzano la scelta del sistema protesico e del mezzo di fissazione.

Protesi d’anca

Protesi di ginocchio

Protesi di ginocchio

La protesi di ginocchio ha un’evoluzione più recente rispetto a quella dell’anca, anche se attualmente negli USA ha superato largamente quella dell’anca.

Anche per il ginocchio diversi sono i modelli di protesi:

  • protesi monocompartimentali che prevedono la sostituzione di un solo versante articolare o di parte di esso (condilo femorale laterale, condilo femorale mediale, emipiatto tibiale, ecc.)
  • protesi totali o tricompartimentali che prevedono la sostituzione delle componenti femorale, tibiale e rotulea

Le protesi di ginocchio possono conservare le strutture legamentose proprie del ginocchio quando queste sono in buone condizioni, o sostituirle secondo il grado di lassità fino ad arrivare ad una protesi semivincolata o vincolata a cerniera nei gravi casi di lesione complessa articolare e legamentosa.

Pianificazione preoperatoria

Fondamentale per il successo di un intervento di protesi d’anca o di ginocchio è l’accurata pianificazione preoperatoria computer assistita che oggi viene eseguita utilizzando software all’avanguardia che consentono di determinare con esattezza il corretto posizionamento e dimensionamento delle componenti sia delle protesi di anca che di ginocchio ripristinando la corretta biomeccanica articolare.

Tecniche chirurgiche

Attualmente le moderne tecniche si orientano su una chirurgia mininvasiva intesa come chirurgia ortopedica senza grandi incisioni chirurgiche e nel pieno rispetto dell’integrità anatomica delle strutture.

Tale tecnica, resa possibile oggi grazie a strumentari dedicati, è intesa come conservazione del patrimonio osseo, ottenibile utilizzando impianti protesici di dimensioni ridotte e la riduzione del danno chirurgico ai tessuti molli periarticolari (muscoli, vasi e nervi) che si ottiene con la riduzione delle dimensioni degli accessi chirurgici standard oppure con sviluppo di vie di accesso modificate o dedicate.

Utilizzando queste tecniche di chirurgia mininvasiva si possono ottenere numerosi vantaggi tra cui:

  1. diminuzione delle perdite ematiche perioperatorie
  2. riduzione della lunghezza delle incisioni chirurgiche
  3. riduzione del dolore post operatorio
  4. riduzione del tempo chirurgico (circa 60 minuti)
  5. riduzione del tempo medio di ricovero (2-4 giorni) con obiettivo primario la ripresa dell’autonomia dei movimenti, elemento indispensabile per evitare una continuità nelle condizioni di fragilità che comportano eventi patologici (circolatori, respiratori e di relazione)
  6. rapido recupero funzionale (inizio della deambulazione in prima giornata), attraverso un percorso riabilitativo ad personam che prevede la massima integrazione specialistica professionale (tra chirurgo ortopedico e fisioterapista) in relazione al tipo di protesi impiantata e alla tecnica chirurgica eseguita.

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