L’allarme per l’inefficacia degli antibiotici si estende
La quotidiana battaglia che la Scienza combatte contro nuovi batteri e virus ci ha portato ad un momento molto complicato della storia della medicina.
Proprio in questi giorni infatti una serie di notizie provenienti dal mondo della ricerca stanno mettendo in allarme tutti i più importanti sistemi sanitari mondiali.
È di questa mattina l’annuncio che negli Stati Uniti una paziente è stata colpita da un batterio resistente a qualsiasi tipo di antibiotico: pur trattato con i più potenti medicinali il batterio presenta un gene che lo rende totalmente immune.
Il Center for Desease Control statunitense afferma
Gli antibiotici sono giunti al termine del loro percorso, a meno che non si agisca globalmente e con urgenza.
La paziente in questione, una donna di 49 anni della Pennsylvania, pare essersi ripresa ma i medici ed i ricercatori che hanno studiato l’anomalia presente nel suo corpo dichiarano di essere preoccupati del fatto che questa immunità possa estendersi ad altri germi rendendo il problema non affrontabile con medicinali attualmente a disposizione.
La donna era stata ricoverata per il trattamento di un’apparentemente normale infezione delle vie urinarie causata dalla presenza del batterio escherichia coli. Il gene resistente avrebbe una capacità di diffondersi anche ad altri batteri, creando quindi una catena epidemica la cui portata si può soltanto ipotizzare.
Pochi giorni fa, per l’appunto, l’allarme veniva lanciato anche dal Regno Unito dove Sally Davies, la Chief Medical Officer inglese, parlava di un’imminente apocalisse sanitaria a latere della scoperta di batteri sempre più resistenti, così come pubblicato sulla Review on Antimicrobial Resistance.
Uno dei fattori che ha contribuito all’attuale situazione è sicuramente la pratica sempre più diffusa, da parte di alcuni medici, di prescrivere con troppa leggerezza antibiotici.
Recentemente uno studio, sempre proveniente dagli Stati Uniti, ha rilevato come più della metà della popolazione riceva in un anno prescrizioni inappropriate nel 30% dei casi, così indebolendo il sistema globale dell’efficacia delle cure.
Lo studio britannico mette in risalto il fatto che già oggi, tra Stati Uniti ed Europa, si possano attribuire all’inefficacia degli antibiotici circa 50.000 morti all’anno e che proseguendo di questo passo il rischio sarebbe di trovarsi, nel 2050, a cifre attorno ai 10 milioni di morti.
Stiamo quindi approcciando ad un’epoca post-antibiotica? È presto dirlo, ma appare sempre più evidente come si debba pensare rapidamente a soluzioni come la realizzazione di una task force mondiale che si dedichi totalmente alla ricerca su questo fenomeno.
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