Dal virus Zika una nuova speranza per combattere il tumore al cervello?
L’idea nasce dall’osservazione dei comportamenti del virus
Il terribile virus Zika, che ha colpito prevalentemente alcune zone del Sud America, è il responsabile della nascita di bambini con gravi danni cerebrali ed una calotta cranica spesso di dimensioni ridotte rispetto al normale.
Il virus, del quale si è parlato prevalentemente a partire dall’imminenza delle scorse Olimpiadi di Rio de Janeiro, è veicolato da una particolare specie di zanzare. Molti investimenti sono stati fatti per comprendere come eradicare le possibilità di contagio.
Il ceppo originale del virus arriva dalla Polinesia ed è molto pericoloso, per le ragioni che abbiamo ricordato sopra, per le donne in stato di gravidanza. Oltre ai casi di microcefalia e di danni cerebrali già ricordati, lo Zika virus aumenta nella donna incinta anche le percentuali che si possa verificare un aborto.
Il comportamento del virus è tale per cui può passare molto rapidamente dal sangue della puerpera al cervello del nascituro, dove rapidamente infetta e uccide le cellule staminali, disturbando quindi in maniera importante lo sviluppo cerebrale del bambino.
È proprio questo comportamento estremamente aggressivo che ha stuzzicato la curiosità dei ricercatori nel pensarlo come una possibile arma a disposizione per sconfiggere alcune forme di tumore cerebrale mortali: quelle scatenate proprio dalla mutazione delle cellule staminali.
Un team della University of California di San Diego ha testato le potenzialità dello Zika virus sul glioblastoma, una delle forme più frequenti e mortali di cancro al cervello: difficilmente un paziente al quale viene diagnosticata questa forma di tumore sopravvive più di un anno dalla diagnosi.
I ricercatori hanno scoperto che l’esposizione di campioni di glioblastoma umano coltivati in vitro al virus Zika distruggono le cellule staminali del cancro. Sono proprio queste cellule staminali che solitamente uccidono, in quanto possono diventare molto facilmente resistenti a tutti i trattamenti disponibili.
Si è osservato che quando il virus è stato testato su cellule cerebrali di adulti sani non è avvenuto alcun contagio dei tessuti, altra dimostrazione del perché questo tipo di virus non sia pericoloso per le persone adulte. Subito successivamente, però, il virus è stato testato su delle cavie alle quali era stato impiantato il glioblastoma. In casi normali gli animali sarebbero morti nel giro di un mese, ma quelli infettati con lo Zika virus sono sopravvissuti più a lungo, con 4 esemplari su nove che hanno superato addirittura i due mesi di vita in più.
Ai ricercatori non è ancora abbastanza quanto possa succedere all’interno dell’organismo umano, visto che la reazione delle cavie al glioblastoma segue delle strade molto diverse da quelle che segue nell’uomo.
Non esiste comunque al momento alcuna intenzione di testare questo tipo di interazione sull’uomo, semplicemente perché potrebbe essere molto pericoloso maneggiare il virus senza evitare che possa contagiare qualche donna incinta. Quello che appare più credibile è il tentativo di modificare geneticamente il virus stesso, mantenendone l’aggressività nei confronti delle cellule staminali ma ad un livello in cui non possa più propagare il contagio.
Le ricerche dunque procederanno, nella speranza che possano portare presto nuovi sviluppi e malgrado per adesso facciano intravedere soltanto una resistenza maggiore all’aggressività della malattia. Ma nel caso di tumori come il glioblastoma, così rapidamente mortali, anche riuscire ad aumentare la sopravvivenza del paziente potrebbe rappresentare un enorme successo.