Ecostress (ecocardiogramma da stress)

L’Ecostress (ecocardiogramma da stress) è una metodica non invasiva, che viene utilizzata per osservare quali modificazioni avvengono nel nostro cuore, in particolare nelle coronarie (le arterie che portano sangue e ossigeno al cuore), durante un certo stimolo (lo “stress”).

Lo stress può essere fisico, indotto cioè da un impegno muscolare del paziente, o farmacologico, utilizzando un vasodilatatore che crea a livello coronarico la stessa situazione che si realizza quando si esegue uno sforzo fisico massimale.

È un metodo indiretto non invasivo per valutare la riserva coronarica, che è la capacità delle coronarie di aumentare mediante vasodilatazione il flusso di sangue al cuore nel caso in cui questo venga richiesto dal nostro organismo.

Le coronarie quando si ammalano (ovvero vengono coinvolte dall’aterosclerosi che ne comporta un restringimento) perdono la capacità di dilatarsi di fronte ad un aumentata richiesta metabolica.

Con l’ecocardiogramma è possibile osservare, nelle varie proiezioni, se la contrattilità del muscolo cardiaco è conservata oppure in alcuni territori è ridotta (ogni territorio valutabile da quattro proiezioni corrisponde al territorio di perfusione di ciascuna delle tre coronarie principali).

Stress fisico o farmacologico?

Diciamo subito che l’ecostress è un esame cardiologico di secondo livello che viene richiesto dal cardiologo, difficilmente dal medico di famiglia.

L’ecostress fisico al cicloergometro viene spesso richiesto anche dalla Medicina dello Sport o in alcuni casi anche dagli stessi utenti che per eccesso di scrupolo desiderano eseguirlo anche per un’attività fisica amatoriale non agonistica.

In genere lo stress fisico viene richiesto se c’è una sintomatologia più o meno tipica (ad esempio un dolore toracico), che insorge in seguito a sforzo, oppure nei pazienti che siano sicuramente in grado di svolgere una prova da sforzo massimale che possa essere diagnostica.

Il cardiologo che richiede l’esame sceglie uno stress farmacologico nei casi di pazienti in cui sia già nota la presenza di una cardiopatia ischemica, quando il paziente assume già farmaci cardioattivi e si voglia stabilirne la stabilità ad esempio prima di un intervento chirurgico o semplicemente per un follow-up della sua coronaropatia che sia stata già sottoposta a rivascolarizzazione mediante by-pass o angioplastica.

Sia lo stress fisico che il farmacologico creano una vasodilatazione, che è appunto quella proprietà che viene persa dalle coronarie che presentino delle stenosi aterosclerotiche.

Come si svolge un esame di ecostress?

Nel caso dell’ecostress farmacologico il paziente viene fatto sdraiare sul lettino, sul fianco sinistro, come per una normale ecocardiografia transtoracica.

Vengono applicati degli elettrodi al torace per monitorare l’elettrocardiogramma ed uno sfigmomanometro per valutare l’andamento della pressione arteriosa.

Viene applicata inoltre una agocannula, o una flebo, per somministrare il farmaco che provocherà al cuore le stesse modificazioni indotte da uno sforzo fisico o variazioni del circolo delle coronarie (Dipiridamolo o Atropina).

Al termine dell’esame viene somministrato un altro farmaco (aminofillina), in pratica un antidoto che elimina del tutto le variazioni emodinamiche create dal farmaco utilizzato per lo stress.

La flebo o l’agocannula verrà rimossa dopo circa mezz’ora dal termine dell’esame.

La durata dell’esame è di 30 min, ma l’impegno di paziente, cardiologo e infermiere compresa la preparazione è di 1 ora.

Nel caso dell’ecostress fisico il paziente viene fatto sdraiare sul lettoergometro, gli vengono applicati gli elettrodi al torace e viene posizionato in posizione semiortostatica con lieve inclinazione a sinistra per consentire l’ acquisizione delle varie proiezioni ecografiche di base.

La durata dell’esame in questo caso corrisponde al tempo impiegato dal paziente a raggiungere l’85% della frequenza cardiaca massima che il paziente riesce a raggiungere (che corrisponde alla massima vasodilatazione coronarica).

L’esecuzione dell’ecostress al lettoergometro invece che al cicloergometro presenta vantaggi sia per l’operatore in quanto ottimizza l’acquisizione delle immagini consentendo il mantenimento della posizione inclinata sia per il paziente. Oltre a migliorare il confort ne aumenta la sicurezza nel caso il paziente abbia malessere, abbassamenti di pressione, necessità di assumere rapidamente la posizione supina, fino ad eventuali manovre rianimatorie.

C’è bisogno di una preparazione particolare prima dell’ecostress? 

Per entrambi i tipi di test:

  • Si consiglia digiuno da almeno 4 ore
  • Portare la documentazione clinica relativa e la terapia in corso
  • Farsi accompagnare per evitare di guidare per tornare a casa e comunque lasciare la struttura non prima di un’ora dalla fine del test

Per l’ecostress farmacologico è raccomandato in modo rigoroso:

  • Non assumere da 24 ore prima dell’esame caffè, tè, coca cola, cioccolata (derivati dalla caffeina), in quanto la caffeina contrasta l’effetto del dipiridamolo (il farmaco utilizzato per l’esame) e pertanto la sua assunzione rischia di determinare risultati falsi negativi
  • Il paziente che ha eseguito l’ecostress leverà la cannula dopo circa 40 minuti dalla fine dell’esame e lascerà la struttura dopo circa un’ora.

Per quanto riguarda la sospensione dei farmaci:

  • In generale l’indicazione all’opportunità e la modalità di sospensione (che deve essere graduale) o meno deve essere data dal cardiologo che lo richiede o comunque dal cardiologo della struttura
  • Nel caso particolare dell’ecostress preoperatorio è una forte raccomandazione, emanata dalle linee guida internazionali, non sospendere la terapia beta-bloccante in prossimità dell’intervento, pertanto l’ecostress verrà eseguito in corso di terapia avendo in questo caso l’esame un valore prognostico, dandoci indicazioni sulla adeguatezza della sua terapia nel mantenere la stabilità del paziente durante l’intervento.

L’ecostress è un esame pericoloso?

L’ecostress viene anche definito come test “provocativo di ischemia” quindi durante questo tipo di test nei pazienti che abbiano lesioni gravi delle coronarie possono comparire tutte le manifestazioni di ischemia (una aritmia, una crisi di angina, uno scompenso acuto, un infarto del miocardio fino all’ arresto cardiaco).

Queste complicanze sono rarissime, e per questo, nel laboratorio dove si esegue il test, sono sempre disponibili farmaci e strumenti in grado di far regredire ognuna di queste rarissime complicanze nel minor tempo possibile. L’incidenza delle complicazioni è comunque la stessa di una normale prova da sforzo. Da questo punto di vista l’ecostress farmacologico avendo a disposizione l’antidoto specifico in grado in pochi minuti di rimuovere gli effetti del farmaco può dare maggior serenità.

Approfondimento video: Ecostress e aritmie

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