alcuni kiwi sia chiusi che aperti

Pubblichiamo oggi una versione adattata per il nostro blog di una importante Review dedicata al rapporto tra Vitamina K e metabolismo osseo recentemente pubblicata dalla Dr.ssa Roberta Cosso e dal Dr. Alberto Falchetti del Gruppo EndOsMet su un’importante rivista scientifica.


Vitamina K e metabolismo osseo: facciamo un po’ di chiarezza.

Cos’è e dove si trova la vitamina K?

Sotto il termine vitamina K è rappresentato un gruppo di vitamine liposolubili, strutturalmente simili, identificate meno di 100 anni fa.

Diverse forme di vitamina K sono state descritte in natura e rappresentano vitamine liposolubili uniche, con una specifica funzione di coenzima (processi di carbossilazione): K1, K2, e K3.

La vitamina K1 è presente nelle piante/verdure, in più alta quantità in verdure a foglia verde, direttamente coinvolta nella fotosintesi. Gli animali possono anche convertirla a K2.

Le molecole di vitamina K2, o menachinoni, sono prodotte a livello intestinale da sintesi batterica.

Le principali forme alimentari si trovano, per lo più, in alimenti contenenti grassi, ad esempio formaggio fermentato, che ne miglioreranno l’assorbimento e la biodisponibilità rispetto alla K1.

La maggior parte della produzione di K2 avviene nel colon


La vitamina K3, o menadione, rappresenta una molecola provitaminica ed è un analogo sintetico, non usato come integratore nutrizionale nei paesi economicamente sviluppati per la sua potenziale tossicità.

Diversi prodotti naturali/sintetici, contenenti metaboliti della vitamina K, sono disponibili in commercio e il loro uso viene anche consigliato per una non meglio specificata salute delle ossa.

È pertanto necessario e utile affrontare questo aspetto specifico del loro uso, descrivendo lo stato dell’arte alla luce degli studi di ricerca di base, traslazionale e clinici, riportati in letteratura.

Esistono chiare evidenze per un’efficacia della vitamina K sulla salute dello scheletro?

In realtà, non abbiamo alcuna certezza di una reale efficacia della vitamina K nella prevenzione delle fratture da fragilità.

Ad oggi, gli studi clinici pubblicati sono stati condotti su diverse etnie, con diverse abitudini alimentari, supplementazione di metaboliti differenti di vitamina K, dosi diverse della stessa e diversi fattori di rischio di frattura.

La vitamina K sembra essere importante per la salute dell’osso e, in effetti, bassi livelli circolanti sono stati associati ad un aumentato rischio di fratture dell’anca in studi osservazionali.

Tuttavia, i risultati degli studi clinici sono ancora inconcludenti e non è ancora certo se la sua supplementazione, come K1 o K2, diminuisca il rischio di fratture vertebrali, non vertebrali, anche a causa dei limiti metodologici per la valutazione di questi risultati.

Deve ancora essere considerato e compreso quale tipo di vitamina K (K1, K2, K3?) sia da utilizzare nella pratica clinica quotidiana, come supplemento/farmaco per una migliore salute delle ossa.

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Possiamo suggerire la vitamina K con indicazione certa per mantenere o migliorare la qualità ossea?

L’efficacia della vitamina K sulla qualità dell’osso e sulla prevenzione delle fratture dovrà essere confermata in futuro con grandi studi clinici randomizzati, controllati, con una potenza statistica sufficiente per rilevare differenze, tra i gruppi confrontati, reali e clinicamente significative.

Attualmente, esistono diverse limitazioni prima di prescrivere consapevolmente una dieta arricchita o supplementi di vitamina K per una migliore salute ossea e queste limitate evidenze sulla prevenzione delle fratture da fragilità, fanno sì che non sia attualmente consigliabile un uso di routine dei supplementi per prevenire osteoporosi e fratture in donne in postmenopausa e uomini.

Inoltre, non abbiamo alcuna informazione chiara relativa a quali marcatori biologici potrebbero essere più sensibili ed accurati per valutare gli effetti sullo scheletro, sia positivi che negativi, della sua assunzione.

Domande ancora aperte

Vi sono ancora domande aperte che necessitano di adeguata risposta:

  1. nonostante un effetto minimo sulla massa ossea, la vitamina K può avere un effetto protettivo sulla fratture?
  2. quali altre vie metaboliche ossee vitamina K-dipendenti, oltre a quelle note, potrebbero essere presenti nell’influenzare il rischio di frattura?
  3. l’effetto della vitamina K sulla frattura potrebbe essere mediato attraverso un ruolo sulla qualità, la geometria, o la forza dello scheletro?

Un ruolo per il microbiota?

Un equilibrio tra microbiota (insieme dei microorganismi che vivono in simbiosi nel tubo digerente dell’uomo) benefico e patogeno durante l’infanzia e l’adolescenza potrebbe essere rilevante per la salute gastrointestinale e in generale per una sintesi e mantenimento favorevole di vitamina K.

Per concludere…

Nei prossimi anni, studi umani preclinici o clinici, dovranno produrre dati basati sull’evidenza per sostenere un ruolo per la supplementazione di vitamina K nella prevenzione e cura di malattie metaboliche dell’osso, come l’osteoporosi.

Vi è anche la speranza che ulteriori studi saranno più chiari nello stabilire una relazione causale tra stress ossidativo e perdita di massa ossea in donne in postmenopausa e uomini nell’invecchiamento, attraverso la somministrazione di agenti antiossidanti protettivi, quali la molecole di vitamina K, attraverso la dieta o integrazioni.

Roberta Cosso e Alberto Falchetti