I bias cognitivi sono scorciatoie mentali che il nostro cervello utilizza per elaborare rapidamente le informazioni e prendere decisioni.
Attualmente si stima che ne siano stati catalogati oltre 200, ma la ricerca in questo campo è in continua evoluzione e nuovi bias vengono identificati regolarmente.
Sebbene possano sembrare degli “errori” del nostro pensiero, i bias cognitivi hanno in realtà svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione della specie umana:
• Velocità decisionale: In un ambiente naturale, dove le decisioni dovevano essere prese rapidamente per garantire la sopravvivenza, i bias cognitivi hanno permesso ai nostri antenati di reagire velocemente a stimoli esterni senza dover analizzare ogni dettaglio. Ad esempio, la paura innata verso i serpenti, legata al bias della disponibilità, ha aiutato ad evitare pericoli immediati.
• Coesione sociale: Alcuni bias cognitivi hanno favorito la formazione di gruppi sociali coesi. Ad esempio, il bias di conferma, che ci porta a cercare informazioni che confermano le nostre credenze, ha rafforzato l’appartenenza a un gruppo e ha facilitato la condivisione di valori e credenze comuni.
• Apprendimento: Il bias di conferma, sebbene possa portare a errori di giudizio, ha anche favorito l’apprendimento attraverso l’esperienza. Cercando di confermare le nostre teorie, siamo portati a sperimentare e a raccogliere nuove informazioni che possono correggere le nostre convinzioni iniziali.
• Efficienza cognitiva: Il nostro cervello consuma molta energia e i bias cognitivi sono una sorta di “scorciatoie mentali” che ci permettono di risparmiare risorse cognitive. Ad esempio, il bias di rappresentatività ci permette di categorizzare rapidamente le persone o gli oggetti sulla base di caratteristiche superficiali, senza dover analizzare ogni dettaglio.
Mentre quindi questi bias possono essere utili in molte situazioni quotidiane, nel contesto medico possono influenzare significativamente le nostre scelte di salute, a volte portandoci a conclusioni errate o decisioni non ottimali.
Comprendere questi bias e come funzionano è quindi fondamentale per migliorare la nostra capacità di prendere decisioni informate sulla nostra salute.
In questo articolo, esploreremo vari tipi di bias cognitivi rilevanti in ambito medico, organizzati in quattro categorie principali:
- Quando qualcosa non ci torna
- Quando c’è troppo da elaborare
- Quando abbiamo bisogno di agire velocemente
- Quando non siamo sicuri su cosa dobbiamo sapere o ricordare
Per ciascuna categoria, esamineremo diversi bias, fornendo esempi concreti di come questi possano manifestarsi nelle nostre decisioni e comportamenti relativi alla salute.
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Quando qualcosa non ci torna
Bias di conferma
Il bias di conferma ci porta a cercare e interpretare informazioni in modo da confermare le nostre convinzioni preesistenti.
Esempio: Una persona convinta che i vaccini siano pericolosi potrebbe selettivamente cercare e dare peso a storie aneddotiche di effetti collaterali, ignorando le ampie evidenze scientifiche sulla loro sicurezza ed efficacia.
Bias di rappresentatività
Questo bias ci fa giudicare la probabilità di qualcosa basandoci su quanto assomiglia ai nostri stereotipi o aspettative.
Esempio: Una persona giovane e in forma potrebbe ignorare sintomi cardiaci perché non corrispondono alla sua idea di chi sia a rischio di infarto, ritardando così la ricerca di cure necessarie.
Effetto ancoraggio
L’effetto ancoraggio ci fa basare troppo sulla prima informazione che riceviamo quando prendiamo decisioni.
Esempio: Dopo aver letto online che un mal di testa persistente potrebbe essere un sintomo di un tumore cerebrale, una persona potrebbe rimanere “ancorata” a questa idea allarmante, anche dopo che il medico ha fornito spiegazioni più probabili e benigne.
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Quando c’è troppo da elaborare
Sovraccarico di informazioni
Quando siamo sovraccarichi di informazioni, tendiamo a semplificare eccessivamente o ad ignorare dettagli importanti.
Esempio: Di fronte a molteplici opzioni di trattamento per una condizione cronica, una persona potrebbe sentirsi sopraffatta e scegliere la prima opzione presentata, senza considerare attentamente tutte le alternative.
Effetto di focalizzazione
Tendiamo a concentrarci su un singolo aspetto di una situazione, ignorando altri fattori potenzialmente importanti.
Esempio: Nel considerare un intervento chirurgico, una persona potrebbe focalizzarsi esclusivamente sul tasso di successo, trascurando altri fattori come i tempi di recupero o i potenziali effetti collaterali a lungo termine.
Bias di disponibilità
Tendiamo a sovrastimare la probabilità di eventi che ci vengono facilmente in mente o che sono più velocemente “disponibili” nella nostra memoria, ad esempio a causa di una recente esposizione mediatica.
Esempio: Un paziente che ha visto un servizio televisivo su una rara malattia potrebbe essere più preoccupato di averla contratta, anche se i suoi sintomi sono più compatibili con una patologia più comune.
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Quando abbiamo bisogno di agire velocemente
Effetto framing
Il modo in cui le informazioni sono presentate (o “incorniciate”) influenza significativamente le nostre decisioni.
Esempio: Una persona potrebbe essere più propensa ad accettare un trattamento se gli viene detto che ha un tasso di successo del 90%, piuttosto che un tasso di fallimento del 10%, anche se le informazioni sono equivalenti.
Bias dello status quo
Tendiamo a preferire che le cose rimangano come sono, resistendo al cambiamento anche quando ci sono opzioni migliori.
Esempio: Una persona con una condizione cronica potrebbe essere riluttante a cambiare il suo regime di trattamento, anche quando viene proposta un’opzione potenzialmente più efficace, per paura del cambiamento o dell’incertezza.
Bias dell’omissione
Tendiamo a percepire come meno gravi le azioni che non intraprendiamo rispetto a quelle che intraprendiamo e che hanno conseguenze negative.
Esempio: Un paziente potrebbe rimandare un esame diagnostico temendo un risultato negativo, anche se questo potrebbe portare a una diagnosi precoce e a un trattamento più efficace.
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Quando non siamo sicuri su cosa dobbiamo sapere o ricordare
Bias di negatività
Tendiamo a dare maggior peso alle esperienze negative rispetto a quelle positive.
Esempio: Una singola esperienza negativa con un ospedale potrebbe portare una persona a sviluppare una forte avversione verso tutto il sistema sanitario, evitando di cercare cure necessarie in futuro.
Effetto picco-fine
Tendiamo a giudicare un’esperienza basandoci principalmente sul suo momento più intenso (picco) e su come si è conclusa (fine).
Esempio: Una persona potrebbe valutare negativamente un intero percorso di cura, focalizzandosi su un singolo momento di dolore intenso o su un’interazione spiacevole avuta alla fine del trattamento, ignorando i numerosi aspetti positivi dell’esperienza complessiva.
Bias di recenza
Tendiamo a ricordare e dare più importanza alle esperienze più recenti rispetto a quelle più lontani nel tempo.
Esempio: Un paziente che ha avuto un episodio acuto di una malattia cronica potrebbe sovrastimare il rischio di future ricadute, trascurando i periodi in cui la malattia era sotto controllo.
Conclusione
I bias descritti rispecchiano le dinamiche psicologiche che spesso osserviamo nella pratica clinica. Pazienti che ricercano solo conferme alle proprie teorie, che sottovalutano o esagerano i rischi sulla base di stereotipi, o che rimangono ancorati a diagnosi iniziali, anche se meno probabili, sono esempi comuni.
Questi “preconcetti” non influenzano solo le decisioni individuali ma possono incidere sulla dinamica della relazione medico-paziente. Ad esempio, il bias di conferma può portare il paziente a non ascoltare le spiegazioni del medico se contraddicono le sue convinzioni, mentre il bias di ancoraggio può rendere difficile modificare una diagnosi iniziale, anche se errata.
Nei meccanismi di funzionamento del nostro cervello, anche le emozioni giocano un ruolo un ruolo fondamentale nei processi decisionali. Il bias di affetto, per esempio, ci porta a prendere decisioni in base a come ci fanno sentire le opzioni, piuttosto che sulla base di un’analisi razionale dei pro e dei contro.
Riconoscere e comprendere questi bias cognitivi è il primo passo per migliorare le nostre decisioni in ambito sanitario. Ecco alcuni suggerimenti per mitigare l’impatto di questi bias:
- Cerca informazioni da fonti multiple e affidabili
- Prendi tempo per riflettere sulle decisioni importanti, evitando scelte impulsive
- Chiedi il parere di professionisti sanitari e considera eventuali seconde opinioni
- Sii aperto a cambiare idea di fronte a nuove evidenze
- Cerca di considerare il quadro completo, non solo gli aspetti più evidenti o recenti
- Riconosci che le tue esperienze personali, per quanto significative, potrebbero non essere rappresentative
Ricorda che i bias cognitivi sono una parte naturale del nostro modo di pensare e non possono essere completamente eliminati. Tuttavia, essere consapevoli della loro esistenza e del loro potenziale impatto può aiutarci a prendere decisioni più informate e bilanciate sulla nostra salute.