Una soluzione di distanziamento e prevenzione

Una soluzione di distanziamento e prevenzione

Nei primi giorni di lockdown, quando sono entrate in vigore tutte le regole che permettevano ad una attività come la nostra di continuare ad operare in sicurezza, abbiamo dovuto compiere scelte frettolose: nessuno si aspettava di dover  ridisegnare gli spazi in maniera che le persone potessero fruire dei locali della Casa di Cura, ognuno mantenendosi a debita distanza dagli altri.

Siamo certi che chi si è trovato ad utilizzare gli spazi della nostra struttura in quei primi giorni avrà certamente capito che la soluzione, chiaramente improvvisata, era comunque funzionale. Sin dal primo momento in cui avevamo terminato di disporre sedute e spazi per rispondere alle richieste di Governo e Regione, però, ci siamo interrogati su come potessimo ottenere un risultato migliore… e cogliere anche l’opportunità per comunicare la prevenzione in maniera piacevole.

 

Da qui l’idea di giocare con forme e parole, in maniera che le distanze tra le persone fossero quantomeno arricchite da qualcosa di piacevole, che avesse anche il compito di ricordare molte delle indicazioni che arrivavano dalla Scienza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre ad alcune delle regole che ormai conosciamo a menadito, abbiamo anche colto l’occasione di rivolgerci ai grandi della letteratura e della filosofia che con le loro massime fuori dal tempo, ci accompagnano verso la riflessione: un gioco, ovviamente, che cercando di strappare un sorriso, vuol mantenere anche la testa accesa.


 

Tre medici con tute e mascherine di fronte ad una tenda da triage

Coronavirus: la pandemia e il distanziamento sociale

Coronavirus: la pandemia e il distanziamento sociale

Fanno riflettere 2 nuove ricerche basate su modelli matematici
in grado di fornire strumenti decisionali ai policymakers

Due distinti articoli, usciti nella giornata di ieri, contribuiscono a delineare un panorama della pandemia alquanto inquietante e del quale molti scienziati al lavoro dovranno tenere di conto.

Il primo, pubblicato da Science Magazine, stima che la maggior parte delle infezioni da COVID-19 non sono documentate nè identificate attraverso una regolare sorveglianza perché non presentano sintomi o ne presentano soltanto di lievi.

Asintomatici: i meno contagiosi che però trasmettono di più

Nonostante siano meno contagiosi dei casi sintomatici identificati, i casi non documentati contribuiscono alla trasmissione complessiva più dei casi sintomatici a causa della loro natura nascosta.

I risultati della nostra ricerca – commentano gli autori – indicano che l’86% delle infezioni esistenti non sono attualmente documentate e che ognuna di esse, malgrado i sintomi lievi o quasi inesistenti, è comunque in grado di trasmettere il contagio con una percentuale che è stimabile attorno al 55% di quanto possa essere quella di un’infezione attualmente documentata. Queste infezioni invisibili potrebbero essere quelle che hanno cancellato i confini, nascondendosi in soggetti apparentemente sani e trasportando il COVID-19 piano piano in tutto il mondo.

Gli autori sostengono che i Paesi dovrebbero aumentare in maniera radicale l’identificazione e il conseguente isolamento delle infezioni attualmente non documentate, perché solo così sarà possibile controllare completamente la pandemia. Questo è ciò che hanno fatto, ad esempio, la Cina e la Corea del Sud.

Anche lo stesso Tedros Adhanom – Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – durante una delle sue ultime conferenze stampa ha sintetizzato il suo messaggio rivolto alle nazioni con un: “Test, test, test”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità dice che alcune nazioni non stanno eseguendo abbastanza test per il coronavirus:

Testate ogni caso sospetto.

Il j’accuse dell’OMS non riguarda un solo paese, ma leva il suo grido affinchè ci sia su questo punto una decisa inversione di tendenza.


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Modelli predittivi: diffusione, mortalità e livelli di ospedalizzazione da COVID-19

Un secondo documento, pubblicato da esperti modellisti dell’Imperial College, guarda al futuro per stimare la diffusione, la mortalità e l’ospedalizzazione da #COVID19 nel Regno Unito e negli Stati Uniti in diversi scenari di risposta all’epidemia.

Gli autori confrontano 2 tipi di risposta:

  1. Mitigazione: rallentamento della diffusione attraverso l’allontanamento sociale e altre misure senza arrestare la diffusione
  2. Repressione: intesa a invertire la diffusione dell’epidemia con l’isolamento domestico dei casi e delle quarantene, insieme all’allontanamento sociale e alla chiusura di scuole e università.

Gli autori dipingono un quadro terribile del futuro nel caso del solo approccio alla mitigazione, carico di casi e ricoveri incontrollabili, anche in concomitanza con un buon allontanamento sociale.

L’approccio repressivo si traduce anch’esso in un numero elevato di casi e ricoveri, ma molto inferiore rispetto agli altri approcci, quindi probabilmente gestibile dalle strutture sanitarie dei diversi paesi che lo utilizzassero.

Questo è un grafico che mostra come si comporterebbe l’epidemia negli Stati Uniti nei vari scenari (non fare niente, mitigare, reprimere). Nello scenario di Repressione il picco è spinto verso l’autunno, invece di essere in primavera/estate come sarebbe se si lasciasse che l’epidemia facesse il suo corso.

coronavirus pandemia un grafico che mostra gli andamenti dell'epidemiaCon la Mitigazione il picco arriverebbe più tardi (fine 2020/inizio 2021), ma sarebbe più alto e la conseguente domanda sugli ospedali sarebbe più elevata.

Con la Repressione, il picco arriverebbe invece in autunno (ottobre-novembre): supererebbe ancora la capacità di assistenza sanitaria, ma non così tanto come in altri scenari.

Attenzione, questi sono soltanto modelli previsionali, non è detto che le cose si svolgano esattamente come illustrato. Questi modelli, come molti altri, servono comunque alla politica per avere dei dati sui quali ragionare per prevedere le implicazioni delle scelte da compiere.

Ciò che entrambi i gruppi di ricercatori sottolineano, al termine di questi due studi, è che il modello d’approccio utilizzato dalla Cina e dalla Corea del Sud, che prevede un’intensa attività di test e di ricerca di casi, l’isolamento domestico e la quarantena insieme al distanziamento sociale, è probabilmente la combinazione più promettente attualmente sul campo.

 #restateacasa