una donna in un letto di ospedale sta affrontanto la chemioterapia con il supporto del proprio compagno a fianco

Tumore al Seno: molte meno pazienti avranno bisogno della chemioterapia

Tumore al Seno

Circa il 70% delle donne alle quali è stato diagnosticata precocemente la forma più comune
potranno evitare in futuro la chemioterapia ed i suoi fastidiosi effetti collaterali

Grazie ad un test genetico in grado di anticipare le percentuali di recidiva della forma più comune di tumore al seno, molte donne nei prossimi anni potranno evitare i profondi fastidi derivanti dalla chemioterapia.

I medici oncologi inglesi già dai prossimi giorni hanno informato che i risultati ottenuti aiuteranno a cambiare la pratica nelle cliniche britanniche e che ben 3.000 donne all’anno, tra quelle che rientrano nelle tipologie studiate, potrebbero essere trattate in modo sicuro con la sola chirurgia e la terapia ormonale.

Ridurre l’uso della Chemioterapia

La chemioterapia viene spesso utilizzata dopo l’intervento chirurgico per ridurre la possibilità che il cancro al seno si diffonda o ritorni. Si tratta quindi di un salvavita molto importante che provoca però effetti collaterali che vanno dal vomito alla fatica, alla sterilità fino a danni neurali permanenti. In rari casi le sostanze utilizzate per la chemioterapia possono portare anche a scompensi cardiaci e leucemia.

Una ricerca che cambierà la qualità della vita di molte pazienti in tutto il mondo

Lo studio di cui stiamo parlando ha ha coinvolto ben 10.273 pazienti, analizzando i tumori grazie a un test genetico che è già ampiamente disponibile presso il Servizio Sanitario nazionale inglese e che è stato utilizzato in passato per selezionare quali pazienti necessitassero di chemioterapia dopo la chirurgia e quali no.

Se il punteggio del test fosse stato basso la chemioterapia non sarebbe stata applicata; se fosse stato alto invece sarebbe avvenuto il contrario. Esisteva però una fascia molto ampia di risultati intermedi, per i quali, in via del tutto cautelativa, si consigliava comunque il ricorso alla chemioterapia.

I dati di questa ricerca molto importante, che sono stati presentati durante il più grande incontro mondiale di medici e scienziati oncologici a Chicago e successivamente pubblicati sul New England Journal of Medicine, mostrano molto chiaramente come le pazienti che rientrano nella fascia intermedia di punteggio del test hanno gli stessi tassi di sopravvivenza con o senza chemio: il tasso di sopravvivenza dopo nove anni dalla rimozione del tumore originaio è risultata del 93,9% senza l’uso di chemioterapia e del 93,8% con chemioterapia.

Lo studio, condotto dall’Albert Einstein Cancer Center di New York, è una scoperta molto preziosa in quanto può far risparmiare denaro ai sistemi sanitari nazionali o ai pazienti, ma ancor di più contribuirà a cambiare la qualità della vita di molte donne che hanno avuto la sfortuna di essere colpite dal tumore al seno.

In quali casi sarà possibile applicare la nuova pratica clinica

Si deve specificare con attenzione che gli effetti di questa ricerca riguardano strettamente i tumori della mammella allo stadio iniziale, in particolare quelli che possono ancora essere trattati con terapia ormonale, che non si sono diffusi ai linfonodi e non hanno subito la mutazione legata all’HER2 che li fa crescere più rapidamente.

Il test viene eseguito su un campione del tumore quando viene rimosso durante l’intervento chirurgico e funziona osservando i livelli di attività di 21 geni specifici, che risultano indicatori di quanto sia aggressivo il cancro.

fonte: BBC

 

immagini di una coltura di penicillina

Sei davvero allergico alla penicillina?

Quante persone sono davvero allergiche alla penicillina?

Perché affidarsi a un test per non dover rinunciare a questa preziosa risorsa

Molte persone pensano di essere allergiche alla penicillina, quando invece non lo sono affatto.

Tutti coloro i quali pensano di avere avuto in passato uno shock allergico dovuto a questa sostanza, dovrebbero sottoporsi ad un test allergologico per essere sicuri di non dover rinunciare ad una risorsa così importante.

Le penicilline sono tra gli antibiotici più sicuri ed economici tra quelli a nostra disposizione, molte persone che potrebbero usufruirne ma che sono sinceramente convinte di non poterlo fare, sono costrette spesso a ricorrere ad antibiotici più costosi e certamente più tossici.

Secondo i ricercatori dell’UT Southwestern Medical Center di Dallas, in Texas, il 90% delle persone che hanno l’allergia alla penicillina, nelle cartelle della loro storia medica, in realtà non sviluppano alcuna reazione quando esposti alla sostanza durante i test allergologici.

I medici possono procedere con un test che si svolge in due fasi:

  • nel primo step si compie un test cutaneo, contenente una percentuale molto bassa di penicillina
  • nella seconda parte, qualora gli effetti del primo esperimento fossero negativi, si passa ad un’assunzione orale di una quantità più consistente, in grado di scatenare un’eventuale reazione, ma sotto la stretta supervisione medica

pulsante che rimanda alla pagina di Allergologia


Ragioni per le quali si pensa ingiustamente di essere allergici alla penicillina

  • Molti soggetti che in passato hanno realmente avuto una reazione allergica potrebbero aver superato nel tempo il problema in maniera naturale. Proprio per questo spesso viene consigliato ai genitori di bambini che hanno riscontrato problemi in passato di sottoporli ad un nuovo test, a distanza di anni, prima che entrino ufficialmente nell’età adulta, quindi fuori dalle cure pediatriche: anche se un bambino è stato effettivamente considerato allergico 10-12 anni prima potrebbe essere finalmente il caso di rimuovere questa etichetta dalla sua storia clinica
  • Alcune infezioni virali possono essere però erroneamente diagnosticate come allergia alla penicillina
  • Gli stessi pazienti, a distanza di tempo, possono avere un ricordo distorto di un’esperienza patologica e costruire ingenuamente una convinzione errata attorno alla penicillina

È quindi molto importante verificare l’effettiva intolleranza alla penicillina, anche per evitare l’assunzione di farmaci più invasivi, che aumentano realmente il rischio di effetti collaterali indesiderati.