Le Nazioni Unite affronteranno assieme la resistenza dei virus agli antibiotici
“La più grande sfida della medicina moderna” si calcola possa portare alla morte più di 700.000 persone all’anno
Tutti e 193 gli stati membri delle Nazioni Unite firmeranno oggi un accordo di intesa per affrontare “la più grande sfida della medicina moderna” durante una conferenza organizzata con la massima urgenza sul problema della resistenza dei super batteri agli antibiotici.
La decisione era già stata sostanzialmente presa prima dell’Assemblea Generale convocata sul tema. Si tratta soltanto della quarta volta che l’Assemblea viene convocata su tematiche attinenti alla sicurezza medico-sanitaria del pianeta.
Sembra ironico che qualcosa di così piccolo possa causare un pericolo così grande per la sicurezza pubblica – dichiara Jeffrey LeJeune, professore a capo del Food Animal Research Program alla Ohio State University – Ma si tratta di un attacco di livello planetario alla salute globale che merita una risposta globale congiunta.
Il tipo di approccio che sarà utilizzato dai membri delle Nazioni Unite sarà simile a quello grazie al quale si sta cercando di limitare gli effetti del climate change. Fra due anni, un gruppo di agenzie collegate alle Nazioni Unite, riferirà i risultati degli interventi messi in campo direttamente al suo Segretario Generale.
È stato stimato che ogni anno circa 700.000 persone muoiono nel mondo a causa della perdita di efficacia degli antibiotici, anche se la stima va ritenuta quasi sicuramente al ribasso vista l’impossibilità di monitorare efficacemente alcune zone del mondo. Complicato arrivare ad una cifra sensata anche per il modo in cui certe nazioni, come gli Stati Uniti, attribuiscono le cause di morte a ragioni apparentemente diverse da quella che in realtà è la vera causa, come ha per esempio provato a dimostrare un’inchiesta della Reuters.
Gli scienziati avevano avvertito del problema già molti anni fa, quando l’industria farmaceutica aveva cominciato la produzione su vasta scala di medicinali. L’inventore della penicillina, Alexander Fleming, metteva in allarme la comunità internazionale già durante il discorso che tenne a Stoccolma ritirando il Premio Nobel per la Medicina nel 1945:
Esiste il forte pericolo che l’ignoranza spinga alcune persone ad utilizzare dei bassi dosaggi, esponendo così i microbi ad una dose non letale di medicinale che finisce per rafforzarli.
Ma gli studi di questi ultimi anni hanno innalzato il livello di guardia rispetto alla resistenza agli antibiotici. Alcuni illustri personaggi, come la Chief Medical Officer britannica Sally Davies, hanno cercato da tempo di attirare l’attenzione sul problema, ricordando a tutti come si tratti di un problema di rilevanza mondiale:
Le infezioni resistenti ai medicinali sono finalmente oggetto di attenzione globale, ma il lavoro dei ricercatori comincia soltanto adesso. Abbiamo bisogno che i governi, l’industria farmaceutica, i professionisti della sanità e dell’agricoltura facciano ognuno il proprio dovere per salvare la medicina contemporanea.
La firma sul protocollo d’intesa cercherà di incentivare la ricerca sullo sviluppo di nuove forme di antibiotici, rendere di pubblico dominio il pericolo che tutti stiamo correndo e sviluppare forme di controllo sulla produzione e la distribuzione di medicinali destinati a persone e animali.
Come detto, soltanto altre tre volte si è convocato l’assemblea plenaria della Nazioni Unite per tematiche di tipo sanitario: per l’HiV/Aids, per il grave espandersi delle morti per malattie non trasmissibili e per Ebola.
È davvero molto importante che le Nazioni Unite, rispetto proprio all’Aids e a Ebola, abbiano deciso di prendere di punta il problema prima che sia divenuto fuori controllo. Si tratta di qualcosa che non può essere più demandato: decine di migliaia di morti ogni anno, purtroppo in crescita, necessitano di una risposta unitaria e forte, nella speranza di arrivare presto a soluzioni efficaci.
Come sempre vi terremo aggiornati sull’evolversi delle iniziative che saranno messe in campo a livello planetario.