Virus millenari potrebbero essere liberati dallo scioglimento dei ghiacci e del permafrost
Rappresentano un’inaspettata minaccia per l’umanità?
Già in passato abbiamo parlato di virus e della battaglia quotidiana che la scienza sta affrontando per superare le loro sempre più specializzate resistenze agli antibiotici.
E se dovessimo preoccuparci anche di nuovi, anzi vecchi, vecchissimi virus dei quali non avevamo tenuto conto?
Negli ultimi decenni molti ricercatori che operano al Circolo Artico hanno scoperto virus perduti nel tempo che potrebbero essere risvegliati se i ghiacci o il permafrost che li imprigionano si sciogliessero.
Per fare un paio di esempi:
- Nel 2015, in Siberia, un virus vecchio di 30.000 anni è stato scoperto. Il Mollivirum sibericum, così è stato denominato da chi lo ha ritrovato per la prima volta, è stato in grado in laboratorio di attaccare un’ameba.
- Lavorando sul permafrost della Tundra russa un gruppo di ricercatori ritrovarono quello che poi fu chiamato Mimivirus: il più grande dei virus conosciuti, un capside con un’estensione del genoma impressionante, essendo formato da 1.200 geni (per capire le proporzioni il virus dell’HIV ha appena 9 geni)
Sulla questione, recentemente, sono intervenuti alcuni studiosi, dichiarando che questi imprevedibili e sconosciuti virus potrebbero essere resuscitati dagli effetti dei cambiamenti climatici e costituire un serio rischio di epidemie. Dobbiamo allora preoccuparci?
In realtà la probabilità che questi virus riescano davvero a liberarsi e a rappresentare un pericolo per l’umanità è assai scarsa.
I virus scoperti fino ad oggi si sono rivelati attivi soltanto verso delle amebe. Non è ancora mai stato riscontrato alcun agente patogeno che possa attaccare il sistema immunitario umano.
I virus riportati alla luce fino ad oggi sono frutto di scavi di ricerca in profondità e si sono risvegliati soltanto in laboratorio. Non esiste alcuna prova che possano farlo spontaneamente o che la catastrofe geologica sia già al punto di arrivare a sciogliere le profondità nelle quali al momento sono sepolti.
Esistono sicuramente molti più virus presenti negli animali che ci circondano dei quali dovremmo preoccuparci.
Queste scoperte, tuttavia non si possono archiviare come inutili. Al di là del sensazionalismo al quale troppo spesso cediamo, lo studio su queste recenti scoperte ci aiuta a comprendere meglio la natura dei virus, che fino ad oggi abbiamo sempre ritenuto essere entità piccole e semplici: questi virus millenari in effetti sono all’incirca 30 volte più grandi di quelli che normalmente aggrediscono il corpo umano, avendo dimensioni che raggiungono quasi quelle di un batterio.
I virus non sono mai stati considerati tecnicamente vivi, ma lo studio di questi giganti del passato, che mostrano anche forme embrionali di metabolismo, potrebbe aprire ad una riconsiderazione della loro natura, offrendoci di conseguenza nuovi strumenti per imparare a trattare quelli a noi più comunemente ostili.