Un'immagine al microscopio di cellule staminali

Cellule staminali: promesse e perplessità

Dove è arrivata la ricerca?

Gli sviluppi attuali della ricerca nel campo delle cellule staminali promettono di riuscire a salvare molte vite umane, ma non per le ragioni che inizialmente si pensava potessero rappresentare per la medicina.

Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio, sia gli scienziati che la stampa specializzata credevano nella possibilità che le cellule staminali sarebbero riuscite a trasformarsi in qualsiasi tipologia di cellula, così da poter sostituire o accomodare un qualsiasi tessuto danneggiato.

Quelli che sembravano imminenti sviluppi si trasformarono in realtà in una ricerca molto lenta e difficoltosa. Per un certo periodo l’interesse generale su questa nuova opportunità sembrò scemare o, quantomeno, ridimensionarsi molto.

A che punto siamo oggi?

Quello che la ricerca sta ottenendo dalle cellule staminali non dipende dalla loro capacità camaleontica di interpretare il ruolo di qualsiasi altra cellula presente nei nostri tessuti, ma qualcosa di molto più sottile, che le rende efficaci in campi d’applicazione e modalità inaspettate, alcune delle quali rimangono ancora oscure per i ricercatori. Tutto questo, d’altra parte, è promettente allo stesso modo in cui sembrava promettente quindici-venti anni fa, tanto che grandi realtà del mondo della medicina, come la Food and Drug Administration statunitense, hanno inserito le tecniche collegate alle cellule staminali in programmi che riguardano la medicina rigenerativa, allo scopo di individuare e perseguire nuove tipologie di terapia.

Un passo indietro: cosa sono le cellule staminali

Le cellule staminali sono come piccole lavagne vuote che, adattandosi all’ambiente che le circonda, sono in grado di diventare cellule specializzate. Alcune provengono da feti, ma molte si trovano anche in organismi in età adulta e sono già attrici importanti di alcune terapie: le cellule staminali del midollo osseo, ad esempio, possono diventare sangue, cartilagine o cellule ossee.

Cosa c’è di nuovo

La ricerca da un po’ di tempo non gode più delle luci della ribalta dei primi anni, cosa che si è dimostrata in realtà un vantaggio che permette agli scienziati un lavoro più accurato, senza la pressione costante dell’attenzione pubblica. Grazie a ciò molti piccoli progressi sono stati ottenuti. Tutta una serie di studi attualmente in corso utilizzano vari tipi di cellule staminali per trattare malattie, tra le quali:

  • La SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica). Nel decorso di questa malattia neuromuscolare, chiamata anche Malattia di Lou Gehrig, alcune cellule cerebrali degradano. Le cellule staminali iniettate nei ratti sembrano proteggere proprio questa tipologia di cellule offese dal morbo. Esiste ad oggi almeno un centro medico che, da poco, ha iniziato a reclutare pazienti umani per un primo livello di studio clinico.
  • Ictus. Le cellule staminali del midollo osseo, iniettate nel sangue, hanno contribuito a ridurre le difficoltà di movimento su 31 pazienti colpiti da poco tempo da ictus, in un recente studio condotto dall’Università di Grenoble in Francia e dall’Università di Baltimora nel Maryland. I risultati sono stati presentati recentemente alla riunione annuale della Society for Neuroscience. Lo scopo è quello di dare vita ad un nuovo e più approfondito studio su un campione più vasto, composto da 400 pazienti.
  • Lesioni spinali. Durante uno studio clinico compiuto su sei pazienti con lesioni spinali recenti, tutti hanno recuperato alcune funzioni motorie dopo aver ricevuto una particolare tipologia di cellula staminale.

immagine di una coltivazione in vitro di cellule staminali

Cosa dobbiamo aspettarci in futuro

Uno dei campi di ricerca più promettenti è quello che studia i comportamenti del sistema immunitario di una persona che è stata oggetto di una ferita da arma da fuoco alla testa. Il nostro sistema immunitario, di fronte a questa tipologia di evento, assume un comportamento anomalo che lo porta ad aggredire i neuroni, distruggendo così importanti regioni del nostro cervello. Una ricerca condotta presso l’Università di Miami mostra che le cellule staminali neuronali umane possono prevenire questo processo nei ratti, offrendo al loro sistema immunitario qualcosa di diverso da attaccare rispetto alle cellule cerebrali.

Un’altra ricerca, sempre compiuta sui ratti, dimostra come le cellule staminali siano in grado di proteggerli da problemi di coordinazione legati a determinate lesioni. Ma su questo fronte servono ulteriori ricerche prima che la scienza sia in grado di compiere sperimentazioni sull’uomo.

Le perplessità

La maggior parte dei ricercatori che studiano le cellule staminali, o che seguono gli sviluppi della ricerca a loro collegata, concordano sul fatto che queste possano svolgere un importante compito nel trattare molte malattie. Tuttavia esistono perplessità, come quelle legate alla loro azione sui meccanismi dell’ictus, per fare un esempio. In questo caso parte del mistero è dovuto al fatto che, durante studi compiuti in passato sull’ictus, alcune cellule staminali iniettate nel flusso sanguigno non abbiano poi raggiunto effettivamente il cervello colpito, ma siano state invece processate dalla milza, attraverso un meccanismo ad oggi non chiarito. Restano comunque ben documentati molti casi di benefici procurati dall’uso di cellule staminali per l’ictus negli animali.

I dubbi oggi esistenti non sono circoscritti soltanto a quanto osservato per l’ictus. Sebbene numerosi studi abbiano dimostrato che le cellule staminali possono essere trattamenti efficaci in molti casi, le esatte modalità attraverso le quali agiscono rimangono non del tutto chiare. Si comincia a sospettare che la forza terapeutica delle cellule staminali potrebbe non risiedere nelle loro capacità di guarire, quanto piuttosto in quella di proteggere: come anti-infiammatorie, protettive contro la formazione di cicatrici o, più in generale, come neuroprotettive.

La scienza medica – e gli enti che ne regolano le attività nei vari paesi e nel mondo – è comprensibilmente riluttante ad approvare nuovi trattamenti in mancanza di conoscenze sufficienti per comprendere il meccanismo attraverso il quale le cellule staminali agiscono su un organismo. Fino a quando gli scienziati non capiranno meglio perché i diversi trattamenti con le cellule staminali sembrano aiutare nel trattamento di alcune patologie, proseguire senza un criterio chiaro potrebbe limitare lo sviluppo di trattamenti più precisi ed efficaci in futuro.

Malgrado queste perplessità impongano un passo decisamente più lento e ragionato, le cellule staminali rimangono di interesse assoluto anche per lo studio di altri fenomeni quali la tossicità delle droghe, la misurazione della progressione di alcune malattie e, più in generale, nell’aiutare i ricercatori a capire meglio come avviene lo sviluppo di un organismo vivente, dall’uovo all’embrione e fino alla vita compiuta.