Immagine del robot Ca Vinci X per la chirurgia robotica mininvasiva

Villa Donatello apre nuove frontiere alla chirurgia robotica mininvasiva grazie al Robot Da Vinci X 

Villa Donatello apre nuove frontiere alla chirurgia robotica
mininvasiva grazie al Robot Da Vinci X [Con Video]

Essere operati da un robot comandato da un chirurgo che si trova seduto ad una postazione lontana dal campo operatorio e che attraverso monitor con immagini ad altissima risoluzione e  comandi muove i bracci dell’apparecchio dotati di strumenti endoscopici. Può sembrare impossibile, ma a Villa Donatello la chirurgia del futuro è già a disposizione dei pazienti.

Generale, urologica, ginecologica (soprattutto in ambito oncologico), vascolare e toracica sono i principali ambiti chirurgici in cui viene utilizzato il robot Da Vinci X, il più evoluto sistema robotico per la chirurgia mininvasiva presente nella nostra casa di cura.

Questo tipo di chirurgia permette al medico, attraverso piccole incisioni che stressano meno i tessuti e causano minor sanguinamento, di eseguire manovre complesse in modo semplice, garantendo al paziente una maggiore sicurezza, oltre che una riduzione del dolore e dei tempi di recupero più rapidi nel percorso post-operatorio.

Il sistema Da Vinci si compone di tre elementi:

  • il carrello paziente, con quattro bracci dedicati al supporto di strumenti e dell’endoscopio
  • una console chirurgica dalla quale il chirurgo gestisce gli strumenti, l’endoscopio, l’elettrobisturi ed eventuali immagini ausiliarie necessarie durante
    l’intervento chirurgico
  • il carrello visione, che rappresenta il cuore del sistema.

Il tutto viene completato da sistemi di processamento delle immagini e da un monitor touchscreen a disposizione dell’assistente chirurgo e del team infermieristico, utile anche per attività formativa e tutoraggio.

Le piattaforme Da Vinci dispongono inoltre di un sistema di intercomunicazione tra il chirurgo e gli altri operatori di sala, completamente integrato all’interno della console chirurgica.

Spiega il dott. Andrea Gavazzi, chirurgo urologo: “Rispetto alle tecniche tradizionali cosiddette open, l’impiego del robot Da Vinci nella chirurgia generale consente di ottenere una guarigione più rapida e con risultati generalmente migliori. Basti pensare come con le tecniche tradizionali, per asportare una neoplasia renale sia necessario un taglio di circa 15 cm e talvolta l’asportazione di parte dell’XI costa. Grazie all’uso delle tecniche mininvasive è possibile eseguire lo stesso intervento con maggiore precisione e minore invasività, grazie all’impiego di trokars di 8mm. Questo permette non solo un migliore risultato estetico, ma riduce sensibilmente il dolore postoperatorio, i tempi di mobilizzazione e di guarigione del paziente”

“Specificatamente, in ambito urologico – continua Gavazzi -, grazie alla migliore visione e precisione, l’impiego del robot Da Vinci permette un maggiore rispetto dell’anatomia. Ad esempio, negli interventi di prostatectomia radicale robotica è possibile procedere prima alla rimozione del catetere vescicale ed una migliore conservazione dei nervi dell’erezione con risultati funzionali postoperatori ottimali in termini di continenza urinaria e potenza sessuale, non sempre raggiungibili in chirurgia open.

In futuro, l’abbattimento dei costi e il miglioramento delle tecnologie permetteranno di estendere l’uso del robot a sempre più centri, migliorando sensibilmente il livello dell’assistenza”.

In urologia, inoltre, il robot Da Vinci viene utilizzato in maniera preponderante per trattare le patologie oncologiche, soprattutto per la cura del tumore prostatico e di quello renale, in particolar modo per i vantaggi che offre nella chirurgia nephron sparing. Trova impiego anche nella cura nella cura dei tumori vescicali in cui si renda necessaria l’asportazione della vescica ed una sua eventuale ricostruzione.

“L’uso del robot Da Vinci ha rivoluzionato anche l’approccio a molte patologie benigne, come ad esempio per la giuntoplastica che si rende necessaria per la cura della stenosi del giunto pieloureterale – aggiunge Gavazzi -. Si prevede un sempre maggiore impiego del robot anche nella cura dell’ipertrofia prostatica benigna, nel momento in cui le dimensioni
prostatiche (o la presenza di altre problematiche come calcolosi multipla vescicale o la presenza di diverticoli) non rendano indicato un approccio endoscopico”.

Rispetto alle altre procedure chirurgiche, l’approccio mininvasivo del robot Da Vinci porta anche ad un recupero più rapido, con mobilizzazione del paziente già in prima giornata post operatoria, senza la necessità di indossare panciere o fasce contenitive, riducendo sensibilmente il dolore postoperatorio e garantendo una più rapida ripresa delle normali attività quotidiane.

“In un intervento di chirurgia robotica mininvasiva, l’anestesia impiegata è quella locoregionale”. Spiega il dott. Lorenzo Forasassi, responsabile dell’equipe anestesia di Villa Donatello.

“L’anestesia locoregionale che noi eseguiamo a Villa Donatello è una specializzazione che abbiamo raggiunto per primi in Italia. Siamo l’unico centro – su scala nazionale – che propone con sicurezza e competenza questo tipo di anestesia.  Questa metodica permette di evitare l’intubazione orotracheale ed evita una anestesia generale, senza però togliere al malato uno stato rilassato, sereno e senza ansia di quello che sta accadendo. Il recupero post-operatorio è molto più rapido, il dolore è molto minore e la ripresa di mobilità e alimentazione può avvenire anche nella stessa giornata operatoria. L’anestesia si basa sul concetto dell’anestesia spinale o peridurale – quella delle partorienti -, che permette di togliere completamente il dolore durante l’intervento, di avere una sedazione piacevole e una intensa analgesia post-operatoria senza usare oppiacei”.



 

foto del Dr. Naspetti

L’endoscopia è il futuro della ricostruzione chirurgica

L’endoscopia è il futuro della ricostruzione chirurgica

Pubblichiamo anche sul nostro blog questa intervista di Manuela Plastina al dottor Riccardo Naspetti, uscita in originale sullo speciale Salus (supplemento mensile di QN Salute) del 30 dicembre 2018.

Salus, 30 Dicembre 2018

L’endoscopia è il futuro della chirurgia non solo demolitiva, ma anche ricostruttiva. Ne è sicuro il dottor Riccardo Naspetti, chirurgo generale specialista in endoscopia digestiva chirurgica nella clinica Villa Donatello di Firenze.


Dottor Naspetti, l’endoscopia è la nuova frontiera della chirurgia digestiva?

È la forma di approccio più mininvasiva a disposizione. Queste metodica sta conquistando sempre più campo rispetto alla chirurgia col bisturi. Ha cambiato l’approccio all’intervento in una visione che limita al massimo il danno e il trauma chirurgico, col minimo sacrificio dei tessuti e l’ottimizzazione del risultato finale.

Dove può essere applicata in campo digestivo?

Dall’apparato digerente superiore fino alle vie biliari. Laddove nel recente passato dovevamo effettuare un taglio vasto, con maggiore invasività, grandi cicatrici, maggior rischio di infezioni, degenze più lunghe, oggi con l’intervento in endoscopia sfruttiamo la strada percorsa dal cibo, senza tagli. Ottimizziamo il risultato, riduciamo al massimo i costi per la comunità e i pazienti che devono sottoporsi a questi interventi.

Finora, soprattutto in campo oncologico, l’endoscopia veniva utilizzata solo per la parte demolitiva.

Le tecnologie prossimamente in arrivo ci permetteranno finalmente di occuparsi anche della parte ricostruttiva. Tra il 2019 e il 2020 avremo la possibilità di accedere all’apparato digerente con piccolissimi robot, delle “manine” tecnologiche che permettono di ricostruire endoscopicamente. Il mercato è pronto a ricevere questa innovazione che tanto significherà nel nostro settore.

Quali sono i casi più seguiti a Villa Donatello?

La maggior casistica riguarda i tumori al colon, la seconda neoplasia in Europa con dati in continua crescita. L’endoscopia resta lo strumento essenziale per segnare i confini del trattamento chirurgico e anche nell’approccio diagnostico.

Questa tipologia di approccio è applicabile anche in fase pretumorale?

Sì, si sta sempre più affermando nel trattamento delle forme iniziali di tumore all’esofago, legato al reflusso gastroesofageo. É un fenomeno in crescita in occidente. Individuare le lesioni precancerogene ancora prima che si creino, permette una risoluzione fondamentale. Cerchiamo anche di risolvere il problema stesso del reflusso, che ha appunto una ricaduta negativa in occidente: viene sempre meno trattata per via farmacologica per tutte le conseguenze che comporta il trattamento cronico. Puntiamo sempre più attenzione ai trattamenti mininvasivi anche in questo caso.

E sulle vie biliari?

Un tempo si trattavano per lo più chirurgicamente e solo in maniera residuale con endoscopia. Oggi l’approccio è cambiato: la via endoscopica è il primo trattamento, a partire dalle calcolosi biliari e le loro conseguenze.

Quali sono i vantaggi dell’approccio endoscopico?

Oltre alla riduzione dei rischi infettivi e cicatriziali, questo metodo è controllato sulla persona, a misura di paziente. Trattiamo senza dolore: il paziente è sottoposto a sedazione con assistenza dell’anestesista. Ad esempio nel tumore del retto, esce dalla sala endoscopica vigile, senza dolori. Non usiamo più l’aria compressa per distendere l’intestino, ma l’anidride carbonica, un gas inerte che viene assorbito senza lasciare disagi nè l’addome gonfio. Il trattamento consente dimissioni molto veloci, anche il giorno successivo.


parte di un volto emerge dalle acque di uno stagno

Chirurgia del naso: tutto quello che vorresti sapere.

Tutto quello che vorresti sapere sulla Chirurgia del naso

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Da questo articolo quindi avrete la possibilità di scaricare direttamente o di sfogliare il libro.

Se al termine della lettura vi rimanessero dubbi o domande potrete utilizzare lo spazio dei commenti più in basso per chiedere: gireremo immediatamente al Dr. Meneghini i vostri messaggi in maniera da rispondervi nel più breve tempo possibile.

Buona lettura!