immagine stilizzata del cervello all'interno del quale si scorge il coronavirus

Che cos’è il NeuroCOVID?

Che cos’è il NeuroCOVID?

Sono sempre più evidenti e riscontrate dalla Scienza le segnalazioni di persone che, a seguito dell’infezione da Sars-CoV-2, hanno poi riscontrato altre problematiche successive non necessariamente collegate al sistema respiratorio.

Il numero crescente di persone che hanno segnalato di avere una sintomatologia collegata al sistema nervoso ha già da tempo allarmato chi opera nell’ambiente ma l’attenzione pubblica generale è ancora concentrata a raccontare la pandemia globale e difficilmente scende nel dettaglio di tutti gli effetti secondari che sono emersi nel frattempo.

Per questo Villa Donatello ha immediatamente messo a disposizione di tutti i suoi pazienti un Ambulatorio NeuroCOVID diretto dal Prof. Stefano Pallanti, fondatore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze: uno dei primi neuroscienziati al mondo ad affrontare questa nuova sfida per la neurologia.

In questo periodo nel quale sembra che la campagna vaccinale e una stagione più propizia ci avvicinino ad un alleggerimento delle tensioni legate alla diffusione del coronavirus tra la popolazione, rimane invece molto importante attivarsi il prima possibile per circoscrivere i rischi derivanti da una cronicizzazione delle problematiche neurologiche che potrebbero insorgere a seguito dell’infezione e della fine del contagio.

Con questo articolo vi vogliamo proporre due video-interviste rilasciate dal Prof. Stefano Pallanti che ci aiutano a capire meglio che cos’è il NeuroCOVID e perché è fondamentale agire il prima possibile per limitarne gli effetti.

28 Dicembre 2020: intervista al Prof. Pallanti nella rubrica “Cara Annamaria” di ToscanaTV

Stefano Pallanti | Malattia da COVID-19: Manifestazioni Neuropsichiatriche Acute ed a Lungo Termine

Per Informazioni o Appuntamenti con l’Ambulatorio NeuroCOVID

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    il coronavirus aggredisce il cervello

    La Stimolazione Magnetica Transcranica: una terapia innovativa per il NeuroCOVID

    La Stimolazione Magnetica Transcranica

    Una terapia innovativa per il NeuroCOVID

    Nelle persone che hanno vissuto l’esperienza del contagio da coronavirus Sars-CoV-2, anche in forma non grave o addirittura asintomatica, talvolta persistono o compaiono fatica, depressione, difficoltà di concentrazione, problemi a comunicare con la parola o la scrittura, problemi di coordinazione, sensazione di derealizzazione ed altro. Stiamo parlando di una serie di sintomi e stati spesso difficili da riferire e conseguentemente da trattare.
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    In questo contesto, come conferma anche un nuovo studio recentemente pubblicato su Frontiers in Neurology che vi alleghiamo nella versione originale a fondo pagina, la Stimolazione Magnetica Trascranica (TMS) e altre terapie di neuromodulazione come la Stimolazione Transcranica a Corrente diretta (tDCS) e la Stimolazione del Nervo Vago non invasiva  (VNS), possono rappresentare la soluzione per i disturbi neurologici post-COVID.
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    Tutte le tecniche citate nell’articolo di cui stiamo parlando saranno disponibili sin dai primi giorni del 2021 presso il nuovo Ambulatorio NeuroCOVID curato dal Prof. Stefano Pallanti nel Presidio storico di Villa Donatello in Viale Matteotti a Firenze. L’ambulatorio fa parte di un nuovo Percorso di Cura che la nostra struttura metterà a disposizione dei propri pazienti grazie ad una nuova collaborazione con l’Istituto di Neuroscienze di Firenze che presenteremo nei prossimi giorni.
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    Che cosa dice questa nuova ricerca

    Background: La morbilità del nuovo coronavirus (COVID-19) non è confinata al sistema respiratorio, ma colpisce anche il sistema nervoso. La Neuromodulazione non invasiva può essere utile nel trattamento dei disturbi associati al COVID-19.

    Obbiettivi: Descrivere la logica e le basi empiriche dell’uso non invasivo della neuromodulazione nella gestione dei pazienti con COVID-19 e disturbi correlati.

    Metodologia: Viene riassunta la fisiopatologia COVID-19 con enfasi sulla neuroinvasività diretta, la risposta neuroimmune e l’infiammazione, l’equilibrio autonomo e la sequela neurologica, muscoloscheletrica e neuropsichiatrica. Questo supporta lo sviluppo di un quadro di riferimento per l’avanzamento delle applicazioni di neuromodulazione non invasiva nella gestione COVID-19 e disturbi correlati.

    Risultati: La neuromodulazione non invasiva può gestire i disturbi associati a COVID-19 attraverso quattro percorsi:

    1. Mitigazione diretta dell’infezione attraverso la stimolazione delle regioni coinvolte nella regolazione delle risposte antinfiammatorie sistemiche e/o delle risposte autonomiche e prevenzione della neuroinfiammazione e del recupero della respirazione
    2. Miglioramento dei sintomi di dolori muscoloscheletrici e dell’affaticamento sistemico dovuti al COVID-19
    3. Favorire la riabilitazione cognitiva e fisica dopo la malattia
    4. Trattare il disagio emotivo tipico legato all’insorgenza di un’epidemia, compresi i disturbi neurologici e psichiatrici esacerbati dai fattori di stress psicosociali alla pandemia da Sars-CoV-2

    Conclusioni: L’infezione da COVID-19 si traduce in una miriade di sintomi acuti e cronici, sia direttamente associati a disturbi respiratori (ad esempio, la riabilitazione) sia ad un’eziologia ancora da definire (ad esempio, la stanchezza). Le Terapie di Neuromodulazione non invasive sono un insieme di tecniche che, sulla base di percorsi mirati e di prove empiriche (in gran parte in pazienti non COVID-19), possono essere utilizzati nella gestione dei pazienti da COVID-19.


    La ricerca completa nel testo integrale

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    una ragazza fa esercizio fisico in casa guardando la televisione

    Coronavirus: L’attività fisica ai tempi del COVID-19

    L’attività fisica ai tempi del COVID-19

    Una serie di indicazioni e consigli su come mantenersi attivi durante l’epidemia
    a cura del nostro team di Medicina dello Sport

    TESTO AGGIORNATO AL 16 NOVEMBRE 2020

    La pandemia di coronavirus (COVID-19) può rendere difficile mantenere uno stile di vita fisicamente attivo, ma noi proviamo con questo articolo a darvi qualche idea e suggerimento.

    Sulla base di ciò che sappiamo finora sul COVID-19, questo virus sembra dotato di un potenziale di trasmissibilità molto alto. Per questo le disposizioni e le raccomandazioni ministeriali sono tutte improntate all’evitare quanto più possibile il contatto con gli altri e, nel caso questo sia necessario, a farci mantenere una distanza sociale che varia a seconda delle situazioni.

    Queste misure hanno ovviamente delle controindicazioni ed una di queste è la difficoltà di svolgere attività fisica: sono chiuse le palestre e i centri fitness ma in base all’art. 3 del Dpcm del 3 novembre, l’attività motoria (come la passeggiata) è consentita anche se soltanto in prossimità della propria abitazione, nel rispetto della distanza di almeno un metro da altre persone e con obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuali. L’attività sportiva (come jogging o bicicletta) è invece possibile solo all’aperto e in forma individuale e può essere svolta, con l’osservanza del distanziamento interpersonale di almeno due metri e del divieto di assembramento, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove accessibili, non necessariamente ubicati in prossimità della propria abitazione. Non è più praticabile all’aperto presso centri o circoli sportivi, che vengono chiusi. In questo periodo di quarantena generalizzata quindi è quasi inevitabile rimanere molte ore seduti e inattivi.

    Che cosa possiamo fare in merito?

    Partiamo dalle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che anche in tempi normali consiglia di dedicare all’attività fisica almeno 20 minuti al giorno: le linee guida internazionali individuano infatti in 150-300 minuti a settimana la quantità di attività fisica ottimale per mantenere uno stile di vita sano e corretto.

    Si noti bene che si parla di stile di vita in generale, proprio perché svolgere un’attività fisica adeguata e in maniera costante non influisce solo sulla tanto temuta pancetta, ma ha anche innumerevoli altri benefici su tutto il nostro organismo. Una regolare attività fisica, oltre a farci perdere peso eliminando quei chiletti di troppo, ci aiuta anche a:

    • Aumentare le difese immunitarie dell’organismo e di conseguenza a diminuire le probabilità di contrarre virus e malattie
    • Ridurre lo stress e l’ansia, che in un periodo come quello che stiamo vivendo sono sicuramente aumentati
    • Migliorare la qualità del sonno e di conseguenza il nostro benessere psico-fisico

    Una volta stabilito il fabbisogno ideale di attività fisica, dobbiamo capire come possiamo perseguire questo obiettivo con tutte le limitazioni a cui siamo soggetti.

    ATTIVITÀ FUORI CASA

    La possibilità di svolgere attività fisica fuori dalle nostre abitazioni è quindi un argomento molto delicato. Se da un lato, attenendosi semplicemente alle indicazioni ministeriali, potremmo considerarla assolutamente legittima (oltre che salutare, tornando a quanto dicevamo all’inizio di questo articolo), da un altro punto di vista non ci sentiamo di consigliarla né tantomeno di incoraggiarla in un momento così critico e delicato.

    Per dare un consiglio sensato e circostanziato dovremmo conoscere le specifiche condizioni di ciascuno di voi, in che quartiere vivete, se esistono spazi adeguati per correre o camminare e a quale distanza sono questi da casa.

    Se non ci fossero alternative adeguate al correre all’aperto, il nostro consiglio sarebbe quello di attenersi al buon senso ed al senso di responsabilità.

    Ma non lo facciamo, visto che esistono anche altre soluzioni per soddisfare il nostro fabbisogno quotidiano di movimento ovvero quella di svolgere attività fisica all’interno delle nostre case, senza nessun rischio di contatto con gli altri né quello di incorrere in multe (che tra l’altro sono anche piuttosto salate).

    ATTIVITÀ IN CASA

    infografica sulle attività che si possono fare durante la quarantena

    Anche in questo caso partiamo dalle fonti ufficiali: il Ministero della Salute ha prodotto alcuni documenti che ci tornano utili per avere delle idee su come svolgere attività fisica in casa, alle quali ci fa piacere aggiungere alcune raccomandazioni e spunti supplementari.

    Cominciamo da ciò che è possibile fare tra le nostra mura domestiche. Ovviamente alcune di queste attività presuppongono il possesso di alcuni strumenti specifici, che non tutti hanno; ma scopriremo che ci sono anche tante altre possibilità e per tutti i gusti. Ecco qui un piccolo elenco, senza la pretesa di essere esaustivi:

    • Ginnastica a corpo libero
    • Salto della corda
    • Corsa sul posto
    • Addominali
    • Flessioni sulle braccia
    • Squat
    • Yoga e Pilates
    • Ballare
    • Stretching
    • Allenamento con lo step (o con gli scalini di casa)
    • Allenamento con l’ausilio di oggetti (sedia, bottigliette di plastica, muro)
    • Allenamento con l’ausilio di macchinari (cyclette, panca, attrezzi, ecc.)

    In questo caso il nostro consiglio è quello di scegliere una o più attività in linea con le nostre attitudini e con le nostre possibilità. È importante infatti non trasformare quello che deve essere tutto sommato un piacere benefico in un potenziale rischio per la salute.

    Sempre in termini di cosa fare, le linee guida internazionali consigliano due tipologie diverse di attività fisiche: gli esercizi per migliorare la mobilità articolare e gli esercizi per rafforzare la muscolatura. Certo, se l’alternativa è l’assenza completa va benissimo eseguire anche solo una delle due tipologie di esercizi. Ma teniamo presente che questo è lo schema ideale consigliato per una sessione di allenamento domestico:

    1. Esercizi di riscaldamento
    2. Esercizi per la mobilità articolare
    3. Esercizi per rafforzare la muscolatura
    4. Esercizi di stretching finale

    Un altro punto importante è quello di evitare di fare attività non adatte a voi: valutate sempre se gli esercizi che vi apprestate a fare siano sostenibili per il vostro fisico. Se venite da un lungo periodo di inattività, ad esempio, evitate di partire con sessioni troppo lunghe e stancanti: il vostro corpo, non abituato da tempo ad uno sforzo del genere, potrebbe risentirne.

    Progettate sempre una tabella di lavoro di tipo incrementale: oggi farete 10, la prossima volta 15 e quella dopo ancora 20. Non cercate di fare troppo e subito: il vostro corpo, la sua elasticità e resistenza devono avere il tempo di abituarsi.

    Per quanto riguarda invece le fonti di ispirazione su quali esercizi fare, la tecnologia ci viene in grande aiuto. Dai siti web, ai video su Youtube, fino alle innumerevoli applicazioni che possiamo scaricare sui nostri tablet e smartphone non abbiamo che l’imbarazzo della scelta.

    In questo caso non stiamo a consigliarvi qualcosa in particolare, anche perché la disponibilità è pressoché infinita. Quello che ci piacerebbe trasferirvi è piuttosto un metodo e delle raccomandazioni di scelta e di selezione, che dovete poi personalizzare in base alle vostre esigenze e attitudini.

    Non sarebbe corretto da parte nostra consigliarvi di guardare quel video o di scaricare quella applicazione, perché magari ciò che riteniamo utile e funzionale per una persona potrebbe non esserlo per un’altra.

    Il nostro consiglio è quindi quello di sperimentare in prima persona, fino a trovare ciò che più vi si addice. Se individuate un video, ad esempio, guardatelo tutto fino alla fine senza replicare gli esercizi proposti, in modo da capire, in modalità riposo, se si tratta di un’attività per voi sostenibile. Non mettetevi subito a fare gli esercizi proposti dalla prima applicazione scaricata; prendetevi un po’ di tempo (tanto non manca) per scegliere e valutare bene.

    Comunque, per non lasciarvi da soli in questa ricerca, vi riportiamo qui sotto un piccolo elenco di video online e di applicazioni da cui partire per individuare il vostro programma di allenamento domestico ideale.

    Canali Youtube

    Applicazioni per tablet e smartphone

    • 8Fit
    • Adidas Training by Runtastic
    • Allenamento di 7 minuti
    • Asana Rebel
    • Fitstar Personal Trainer
    • Freeletics
    • Keep, il trainer a domicilio
    • Nike+ Training Club
    • Pocket Yoga
    • Runtastic Results
    • Seconds
    • Seven – 7 minuti di esercizi
    • Sfida fitness 30 giorni
    • Squats Workout
    • Sweat
    • Sworkit
    • Sworkit Stretching
    • Virtuagym
    • Yoga.com

    Una soluzione di distanziamento e prevenzione

    Una soluzione di distanziamento e prevenzione

    Nei primi giorni di lockdown, quando sono entrate in vigore tutte le regole che permettevano ad una attività come la nostra di continuare ad operare in sicurezza, abbiamo dovuto compiere scelte frettolose: nessuno si aspettava di dover  ridisegnare gli spazi in maniera che le persone potessero fruire dei locali della Casa di Cura, ognuno mantenendosi a debita distanza dagli altri.

    Siamo certi che chi si è trovato ad utilizzare gli spazi della nostra struttura in quei primi giorni avrà certamente capito che la soluzione, chiaramente improvvisata, era comunque funzionale. Sin dal primo momento in cui avevamo terminato di disporre sedute e spazi per rispondere alle richieste di Governo e Regione, però, ci siamo interrogati su come potessimo ottenere un risultato migliore… e cogliere anche l’opportunità per comunicare la prevenzione in maniera piacevole.

     

    Da qui l’idea di giocare con forme e parole, in maniera che le distanze tra le persone fossero quantomeno arricchite da qualcosa di piacevole, che avesse anche il compito di ricordare molte delle indicazioni che arrivavano dalla Scienza.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Oltre ad alcune delle regole che ormai conosciamo a menadito, abbiamo anche colto l’occasione di rivolgerci ai grandi della letteratura e della filosofia che con le loro massime fuori dal tempo, ci accompagnano verso la riflessione: un gioco, ovviamente, che cercando di strappare un sorriso, vuol mantenere anche la testa accesa.


     

    una mascherina chirurgica ffp1 accanto alla mappa della regione toscana

    Mascherine obbligatorie per uscire di casa: confermata l’ordinanza della Regione Toscana

    Mascherine obbligatorie per uscire di casa:
    confermata l’ordinanza della Regione Toscana

    e altre News sulla Pandemia di Coronavirus

    Arriva tramite un’ordinanza della Regione Toscana la conferma delle mascherine obbligatorie per qualsiasi cittadino toscano che debba uscire di casa per ragioni di lavoro o di necessità, così come era già stato annunciato lo scorso 5 Aprile direttamente dal Presidente della Regione Rossi.

    È importante sapere che l’applicazione dell’ordinanza sarà gestita singolarmente dai sindaci di ogni comune ed entrerà in vigore a scaglioni ogni qualvolta un comune avrà effettuato – con modalità discrezionali di città in città – ad una completa distribuzione delle quote spettanti di mascherine pro-capite.

    L’obbligo è esteso a tutti i cittadini dai sette anni di età in su che dovessero trovarsi ad uscire di casa per ragioni strettamente legate alle fattispecie previste a livello nazionale.

    Il numero complessivo di mascherine messe a disposizione dalla Regione Toscana è di circa 10 milioni di pezzi. Sarà cura dei singoli organi comunali comunicare le modalità di distribuzione specifiche per ogni città, distribuzione che dovrà comunque avvenire entro 7 giorni dall’entrata in vigore dell’ordinanza regionale.

     

     

    La tipologia delle mascherine obbligatorie che saranno distribuite ai cittadini toscani è la Ffp1: si tratta di presidi di protezione sostanzialmente equivalenti alle ormai note mascherine chirurgiche, elementi di protezione primaria che si aggiungono a tutte le raccomandazioni già note ai cittadini di tutto il mondo.

    La misura messa in atto dalla Giunta regionale coincide con un periodo in cui l’attenzione di molti studi scientifici si sta concentrando sull’analisi delle possibilità che il coronavirus SARS-CoV-2 sia in grado circolare e permanere nell’aria, rappresentando un potenziale fattore di contagio, come per esempio proverebbe a dimostrare un recente studio del Mit e come sembrerebbe ribadire anche un ulteriore studio a cura dello US National Institute of Health (NIH). Dobbiamo ricordare, tuttavia, che si tratta di importanti ricerche che devono ancora essere validate e confermate da un più ampio consenso nella comunità scientifica.


    grafica del Ministero della Salute sul fumo in tempo di coronavirusCoronavirus e fumo

    Recenti studi condotti in Cina hanno evidenziato un aumento di almeno tre volte del rischio di sviluppare polmonite severa da Covid-19 in pazienti con storia di uso di tabacco rispetto a non fumatori. Questo l’allarme messo in evidenza dal Ministero della Salute in questi giorni. Oltre al rischio direttamente legato alla combustione del tabacco, il Ministero ricorda che il gesto di fumare è, oltretutto, occasione di avvicinare le mani al volto: uno dei comportamenti stigmatizzati più importante tra quelli segnalati sin dall’inizio dell’epidemia di coronavirus. Per questa ragione il Ministero ha dedicato una pagina specifica del suo portale a questo fenomeno.


    grafica che mostra il 5GOcchio alle Fake News

    Il Ministero della Salute già da tempo è impegnato a combattere le fake news relative alla pandemia. In un bollettino periodico pubblicato sul suo sito, il ministero mette i cittadini sull’avviso, segnalando di volta in volta le informazioni false più diffuse, spiegando perché si tratta di notizie prive di fondamento. Questo per esempio è l’ultimo bollettino pubblicato, che vi consigliamo di consultare.

    Uno dei thread emergenti più perniciosi è quello dove viene abbinata la diffusione del coronavirus alla tecnologia del 5G o comunque delle telecomunicazioni più in generale. La diffusione tramite Internet, Whatsapp e altri strumenti di comunicazione a disposizioni di tutti è talmente pervasiva da spingere realtà come YouTube a prendere presto provvedimenti mirati contro i video che collegano 5G e COVID-19.

    Il nostro consiglio, ribadito già in molte occasioni, è quello di cercare informazioni sul virus soltanto attraverso comunicazioni diramate da organismi ufficiali o comunque da fonti accreditate e di stigmatizzare notizie generiche che provengano da amici e conoscenti senza la segnalazione di alcuna fonte originale verificabile. In questo senso ci viene incontro NewsGuard, autorevole Centro di controllo sulla qualità e l’etica giornalistica, che ha stilato una lista di canali di informazione online che sono riconosciute per essere produttrici di fake news dalle quali tenersi alla larga.


    il logo del Telefono Azzurro

    Buone Notizie

    L’Associazione Telefono Azzurro ha raccolto le domande e le istanze dei bambini e degli adolescenti che durante questo periodo di emergenza hanno contattato sia i servizi messi a disposizione nella Linea di Ascolto 1.96.96 che in quella di Emergenza 114 e ha deciso di rafforzare la sua offerta lanciando una soluzione a portata di click: la nuova sezione del sito dedicata al coronavirus. Una risorsa molto utile per chi sta affrontando il distanziamento sociale in casa con i propri bambini.


    Un dottorando dell’India, della Scuola Normale di Pisa, ha deciso di contraccambiare le borse di studio ottenute dal Governo italiano cedendo lo stipendio di aprile al ministero della Salute per impegnarlo in attività anti-Covid19. Un gesto di speranza che premia l’inclusione e la condivisione tra i popoli.


    Questo “bollettino” è una sintesi delle notizie più importanti tra quelle che quotidianamente raccogliamo e proponiamo attraverso il nostro Profilo Twitter e la nostra rivista gratuita “Villa Donatello News” che potete consultare per aggiornamenti costanti.


     

    Tre medici con tute e mascherine di fronte ad una tenda da triage

    Coronavirus: la pandemia e il distanziamento sociale

    Coronavirus: la pandemia e il distanziamento sociale

    Fanno riflettere 2 nuove ricerche basate su modelli matematici
    in grado di fornire strumenti decisionali ai policymakers

    Due distinti articoli, usciti nella giornata di ieri, contribuiscono a delineare un panorama della pandemia alquanto inquietante e del quale molti scienziati al lavoro dovranno tenere di conto.

    Il primo, pubblicato da Science Magazine, stima che la maggior parte delle infezioni da COVID-19 non sono documentate nè identificate attraverso una regolare sorveglianza perché non presentano sintomi o ne presentano soltanto di lievi.

    Asintomatici: i meno contagiosi che però trasmettono di più

    Nonostante siano meno contagiosi dei casi sintomatici identificati, i casi non documentati contribuiscono alla trasmissione complessiva più dei casi sintomatici a causa della loro natura nascosta.

    I risultati della nostra ricerca – commentano gli autori – indicano che l’86% delle infezioni esistenti non sono attualmente documentate e che ognuna di esse, malgrado i sintomi lievi o quasi inesistenti, è comunque in grado di trasmettere il contagio con una percentuale che è stimabile attorno al 55% di quanto possa essere quella di un’infezione attualmente documentata. Queste infezioni invisibili potrebbero essere quelle che hanno cancellato i confini, nascondendosi in soggetti apparentemente sani e trasportando il COVID-19 piano piano in tutto il mondo.

    Gli autori sostengono che i Paesi dovrebbero aumentare in maniera radicale l’identificazione e il conseguente isolamento delle infezioni attualmente non documentate, perché solo così sarà possibile controllare completamente la pandemia. Questo è ciò che hanno fatto, ad esempio, la Cina e la Corea del Sud.

    Anche lo stesso Tedros Adhanom – Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – durante una delle sue ultime conferenze stampa ha sintetizzato il suo messaggio rivolto alle nazioni con un: “Test, test, test”.

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità dice che alcune nazioni non stanno eseguendo abbastanza test per il coronavirus:

    Testate ogni caso sospetto.

    Il j’accuse dell’OMS non riguarda un solo paese, ma leva il suo grido affinchè ci sia su questo punto una decisa inversione di tendenza.


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    Modelli predittivi: diffusione, mortalità e livelli di ospedalizzazione da COVID-19

    Un secondo documento, pubblicato da esperti modellisti dell’Imperial College, guarda al futuro per stimare la diffusione, la mortalità e l’ospedalizzazione da #COVID19 nel Regno Unito e negli Stati Uniti in diversi scenari di risposta all’epidemia.

    Gli autori confrontano 2 tipi di risposta:

    1. Mitigazione: rallentamento della diffusione attraverso l’allontanamento sociale e altre misure senza arrestare la diffusione
    2. Repressione: intesa a invertire la diffusione dell’epidemia con l’isolamento domestico dei casi e delle quarantene, insieme all’allontanamento sociale e alla chiusura di scuole e università.

    Gli autori dipingono un quadro terribile del futuro nel caso del solo approccio alla mitigazione, carico di casi e ricoveri incontrollabili, anche in concomitanza con un buon allontanamento sociale.

    L’approccio repressivo si traduce anch’esso in un numero elevato di casi e ricoveri, ma molto inferiore rispetto agli altri approcci, quindi probabilmente gestibile dalle strutture sanitarie dei diversi paesi che lo utilizzassero.

    Questo è un grafico che mostra come si comporterebbe l’epidemia negli Stati Uniti nei vari scenari (non fare niente, mitigare, reprimere). Nello scenario di Repressione il picco è spinto verso l’autunno, invece di essere in primavera/estate come sarebbe se si lasciasse che l’epidemia facesse il suo corso.

    coronavirus pandemia un grafico che mostra gli andamenti dell'epidemiaCon la Mitigazione il picco arriverebbe più tardi (fine 2020/inizio 2021), ma sarebbe più alto e la conseguente domanda sugli ospedali sarebbe più elevata.

    Con la Repressione, il picco arriverebbe invece in autunno (ottobre-novembre): supererebbe ancora la capacità di assistenza sanitaria, ma non così tanto come in altri scenari.

    Attenzione, questi sono soltanto modelli previsionali, non è detto che le cose si svolgano esattamente come illustrato. Questi modelli, come molti altri, servono comunque alla politica per avere dei dati sui quali ragionare per prevedere le implicazioni delle scelte da compiere.

    Ciò che entrambi i gruppi di ricercatori sottolineano, al termine di questi due studi, è che il modello d’approccio utilizzato dalla Cina e dalla Corea del Sud, che prevede un’intensa attività di test e di ricerca di casi, l’isolamento domestico e la quarantena insieme al distanziamento sociale, è probabilmente la combinazione più promettente attualmente sul campo.

     #restateacasa


     

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