La milza, questa sconosciuta…

La Milza, questa sconosciuta…

Spesso ci dimentichiamo di avere questo organo
ma senza di esso si rischia di contrarre una serie di infezioni.

 La milza “porta fuori la spazzatura”

La milza è un organo del sistema linfatico che si trova dietro alle costole sul lato sinistro dell’addome. È in gran parte responsabile di eliminare le cellule vecchie, infette o danneggiate dal flusso sanguigno filtrandole attraverso i suoi stretti passaggi.

Mentre i globuli rossi sani possono nuotare attraverso la milza senza problemi, quelli non sani vengono intrappolati e scomposti da globuli bianchi chiamati fagociti. La milza poi ricicla i componenti delle vecchie cellule che può usare – come il ferro – per aiutare a produrne di nuove.

L’altro grande compito della milza è combattere gli invasori esterni: quando virus o batteri entrano nel corpo, le cellule della milza possono essere le prime a dare l’allarme inviando i linfociti cellule del sangue appartenenti ai globuli bianchi – ad aiutare a controllare l’infezione, reclutando altre cellule immunitarie con il medesimo scopo.

Il mutaforma

La milza è costituita da un tessuto gelatinoso e denso di vasi sanguigni, circondato da una sottile capsula che può espandersi fino a contenere una tazza di sangue per poi ridursi di nuovo.

Questa riserva di sangue può essere utile se, ad esempio, una ferita grave causa un’eccessiva emorragia, ma un ingrossamento anormale della milza può essere un segno che il vostro corpo sta combattendo una malattia potenzialmente grave come la mononucleosi, la sifilide o la leucemia.

La milza può ingrossarsi anche in presenza di gravi problemi al fegato, come la cirrosi epatica. Una milza ingrossata preme contro lo stomaco, potrebbe darvi una falsa sensazione di sazietà oppure di nausea o portare, ancora, ad avere dolori addominali. Ecco perché il vostro medico vi preme l’addome durante un esame – se è in grado di sentire la vostra milza, potrebbe consigliarvi degli esami del sangue di approfondimento.

Utile, ma non essenziale

Avrete sicuramente sentito parlare di persone che si rompono la milza in gravi incidenti: questo organo è difficile da riparare quindi, se questo accade, spesso viene rimosso.

Vivere senza milza non è la fine del mondo: molte persone hanno una vita normale e sana senza la milza, visto che altri organi (come il fegato e i linfonodi) si assumono la responsabilità di sostituirla come meglio possono. Detto questo, vivere senza milza significa che, quanto alla capacità di combattere i germi, non si è così forti come saremmo normalmente e si è più soggetti a polmonite, meningite, influenza e altre infezioni. In questo caso il vostro medico di fiducia vi consiglierà probabilmente ulteriori vaccinazioni e farmaci per mantenere in salute il vostro sistema immunitario.


 

virus dell'HIV in azione

Una svolta nella cura dell’HIV?

AIDS: nuovi importanti sviluppi sulla cura del virus dell’HIV

Un team di ricerca britannico ha ottenuto risultati sorprendenti su un paziente in particolare

In Gran Bretagna un gruppo di ricercatori ha dichiarato di aver ottenuto dei risultati molto importanti su un partecipante alla sperimentazione che è in corso su una nuova tipologia di cura per l’HIV. Sembrerebbe infatti che, al termine di un ciclo completo di trattamenti, non vi siano più segni del virus nel corpo del paziente.

La ricerca, portata avanti da 5 tra le più importanti università britanniche, combina farmaci antiretrovirali standard, un farmaco che riattiva il virus dormiene dell’HIV e un vaccino che stimola il sistema immunitario a distruggere le cellule infette.

I farmaci antiretrovirali da soli sono già in grado di bloccare la riproduzione del virus, ma non eliminano la malattia, quindi andrebbero assunti per tutta la vita.

Un nuovo trial sperimentale è in corso attualmente su 50 soggetti e il fatto che ha creato molto rumore nell’ambiente scientifico è che, nel sangue del primo paziente che ha terminato il ciclo di trattamenti, non è stata più trovata alcuna traccia del virus.

Dovrà passare molto tempo prima di poter gridare al successo visto che, in passato, già altre volte il virus era ricomparso in pazienti che si ritenevano definitivamente curati. Anche la contemporaneità dell’uso dei farmaci retrovirali, in questo senso, potrebbe essere fonte di un’errata valutazione sull’eliminazione della malattia. Malgrado ciò sta circolando un certo ottimismo attorno al team di ricerca.

Mark Samuels, direttore amministrativo del National Institute for Health Research Office for Clinical Research Infra­structure, ha dichiarato al Sunday Times:

Questo è uno dei più seri tentativi mai sperimentati per ottenere una cura per l’HIV. Stiamo davvero esplorando un nuovo approccio per la cura definitiva. Si tratta ovviamente di una sfida molto complessa ma i progressi sino a qui compiuti sono davvero importanti.

L’HIV è in grado di nascondersi dentro a cellule dormienti, sostanzialmente rendendosi invisibile al sistema immunitario e quindi resistente alle terapie. Questo innovativo trattamento sostanzialmente spinge il virus a rendersi di nuovo visibile e attiva conseguentemente il sistema immunitario a riconoscerlo e attaccarlo: un metodo che è stato chiamato “kick and kill“.

Attualmente nel mondo ci sono 35 milioni di persone affette dal virus dell’HIV, mentre già 37 milioni ne sono morte nel corso degli anni passati.

La difficoltà di dichiarare un paziente libero dalla presenza del virus è emersa molte volte in passato. Un caso molto famoso, per esempio, fu quello di una bambina del Misissippi che fu inserita in un trattamento a base di forti dosi di farmaci antiretrovirali nelle prime 30 ore dalla sua nascita, dopo che la madre era stata trovata positiva al test dell’HIV. Il trattamento fu portato avanti per 18 mesi fino a quando madre e bambina non fecero perdere le loro tracce. 5 mesi dopo, al loro ritorno in clinica, nel sangue della bambina non fu riscontrata alcuna presenza del virus, facendo sperare tutti che la malattia fosse stata debellata completamente. Purtroppo 2 anni dopo il virus fece di nuovo la sua comparsa, con dispiacere di tutti.

L’unica persona che si crede sia stata mai curata definitivamente dall’HIV è Timothy Ray Brown, un paziente americano trattato in Germania. Brown ebbe allora bisogno di un trapianto di midollo osseo per sostituire cellule cancerose presenti nel suo corpo con cellule staminali in grado di riattivare il suo sistema immunitario. Il suo medico, in quel caso, trovò un donatore naturalmente resistente all’infezione da HIV grazie a una mutazione genetica naturale che impediva al virus di riuscire ad aggredire le cellule.

Tuttavia, i trapianti di cellule staminali sono complessi e potenzialmente pericolosi per il destinatario. Per questo vengono utilizzati, al momento, soltanto come ultima risorsa per salvare una vita.


confezioni di pillole antibiotiche

Inefficacia degli Antibiotici: il fronte dell’allarme si estende

L’allarme per l’inefficacia degli antibiotici si estende

La quotidiana battaglia che la Scienza combatte contro nuovi batteri e virus ci ha portato ad un momento molto complicato della storia della medicina.

Proprio in questi giorni infatti una serie di notizie provenienti dal mondo della ricerca stanno mettendo in allarme tutti i più importanti sistemi sanitari mondiali.

È di questa mattina l’annuncio che negli Stati Uniti una paziente è stata colpita da un batterio resistente a qualsiasi tipo di antibiotico: pur trattato con i più potenti medicinali il batterio presenta un gene che lo rende totalmente immune.

Il Center for Desease Control statunitense afferma

Gli antibiotici sono giunti al termine del loro percorso, a meno che non si agisca globalmente e con urgenza.

La paziente in questione, una donna di 49 anni della Pennsylvania, pare essersi ripresa ma i medici ed i ricercatori che hanno studiato l’anomalia presente nel suo corpo dichiarano di essere preoccupati del fatto che questa immunità possa estendersi ad altri germi rendendo il problema non affrontabile con medicinali attualmente a disposizione.

La donna era stata ricoverata per il trattamento di un’apparentemente normale infezione delle vie urinarie causata dalla presenza del batterio escherichia coli. Il gene resistente avrebbe una capacità di diffondersi anche ad altri batteri, creando quindi una catena epidemica la cui portata si può soltanto ipotizzare.

Pochi giorni fa, per l’appunto, l’allarme veniva lanciato anche dal Regno Unito dove Sally Davies, la Chief Medical Officer inglese, parlava di un’imminente apocalisse sanitaria a latere della scoperta di batteri sempre più resistenti, così come pubblicato sulla Review on Antimicrobial Resistance.

Uno dei fattori che ha contribuito all’attuale situazione è sicuramente la pratica sempre più diffusa, da parte di alcuni medici, di prescrivere con troppa leggerezza antibiotici. 

Recentemente uno studio, sempre proveniente dagli Stati Uniti, ha rilevato come più della metà della popolazione riceva in un anno prescrizioni inappropriate nel 30% dei casi, così indebolendo il sistema globale dell’efficacia delle cure.

Lo studio britannico mette in risalto il fatto che già oggi, tra Stati Uniti ed Europa, si possano attribuire all’inefficacia degli antibiotici circa 50.000 morti all’anno e che proseguendo di questo passo il rischio sarebbe di trovarsi, nel 2050, a cifre attorno ai 10 milioni di morti.

Stiamo quindi approcciando ad un’epoca post-antibiotica? È presto dirlo, ma appare sempre più evidente come si debba pensare rapidamente a soluzioni come la realizzazione di una task force mondiale che si dedichi totalmente alla ricerca su questo fenomeno.

Continueremo a dare notizie su questo fronte, soprattutto sui nostri spazi Social dove condivideremo tutto quanto di nuovo emerga sull’argomento. Vi consigliamo quindi di seguire le nostre Pagine Social che potrete comodamente trovare nella barra a destra di questo articolo.


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