Un medico esamina la mano di un giovane

Pollice a Scatto in età pediatrica: che cos’è?

Ho notato che mio figlio ha il 1° dito della mano flesso, che scatta e/o rimane bloccato in flessione.
Percepisco un nodulo sotto la pelle. Devo preoccuparmi?

Domande e Risposte di Ortopedia Pediatrica #8

Il pollice a scatto nel bambino è una condizione relativamente rara (ne sono affetti circa 3 bambini su 1000), talvolta bilaterale, che si presenta tra i 6 mesi e i 3 anni di vita (con un 25% di casi presente fin dalla nascita).

Viene spesso notata dai genitori casualmente, o si pone attenzione alla cosa talvolta in seguito a traumi, evidenziando un caratteristico atteggiamento in flessione dell’articolazione interfalangea del    pollice, spesso irriducibile, associato alla presenza di un nodulo palpabile alla regione volare del pollice.

La causa è sconosciuta, la diagnosi è clinica.

Vi è una percentuale di guarigione spontanea di circa il 10%, ma l’unica vera terapia, quando indicata, è chirurgica, preferibilmente non oltre i 4 anni.

Deformità persistenti e conclamate non trattate possono influenzare negativamente il fisiologico sviluppo osseo, prevalentemente a carico del 1° metacarpo, causato dalla tensione persistente del tendine flessore.

articolo a cura del Dott. Salvatore di Giacinto


 

Due bambini camminano scalzi su un sentiero di campagna

Mio figlio cammina con le “punte in fuori” o con le “punte in dentro”, è un problema?

Mio figlio cammina con le “punte in fuori”
o con le “punte in dentro”, è un problema?

Domande e Risposte di Ortopedia Pediatrica #7

Quella di camminare con le punte in fuori o con le punte in dentro, nei bambini, è una condizione che nella maggior parte dei casi tende a correggersi con lo sviluppo, che dipende dall’antiversione femorale. Raramente, soprattutto se asimmetrica, essa può perdurare nel tempo e rappresentare una condizione patologica meritevole talvolta anche di correzione chirurgica, con interventi di osteotomia derotativa.

Una valutazione specialistica ortopedico-pediatrica in questi casi può essere indicata anche per fare diagnosi differenziale con altri condizioni patologiche, talvolta confuse con tale condizione (alterazione dell’appoggio plantigrado, displasia dell’anca, patologie neurologiche).

articolo a cura del Dott. Salvatore di Giacinto


 

alcuni bambini con una maestra di tennis posano sul campo

Scoliosi nei bambini

Scoliosi nei bambini: lo zaino, una seduta scorretta,
sport asimmetrici come il tennis, possono avere effetti negativi?

Domande e Risposte di Ortopedia Pediatrica #6

Questa tipologia di domanda é una tra quelle che viene più spesso posta dai genitori. È credenza comune che un uso scorretto di zaini pesanti, così come di una seduta scorretta o, ancora, l’attività sportiva in giochi asimmetrici come il tennis, possano essere elementi che abbiano effetti negativi sull’incidenza della scoliosi.

In realtà la scoliosi risulta influenzata sicuramente da fattori genetici (familiarità) ma scarsamente da fattori ambientali/comportamentali.

Non vi è infatti evidenza scientifica che zaini pesanti, posture scorrette assunte durante attività ludiche e/o scolastiche, possano avere un’influenza negativa sull’evoluzione della deformità scoliotica. Parimenti non è dimostrato alcun effetto negativo da parte di sport asimmetrici come il tennis, sull’insorgenza o l’evoluzione della patologia, così come veniva talvolta suggeriti in passato.

Una precoce e puntuale diagnosi in ambito ortopedico pediatrico risulta essere fondamentale per intraprendere adeguati percorsi terapeutici che vanno da programmi posturali e di follow up, all’applicazione di corsetti ortopedici fino alla correzione chirurgica, in rari casi.

articolo a cura del Dott. Salvatore di Giacinto


 

immagine delle piccole gambe di una bambina

Come e quando trattare un “piede piatto”?

Come e quando trattare un “piede piatto”?

Domande e Risposte di Ortopedia Pediatrica #5

Il cosiddetto piede piatto rappresenta una delle problematiche di più frequente osservazione in ambito ortopedico pediatrico, che entro i 4-5 anni non rappresenta una patologia, ma una condizione che fa parte del fisiologico sviluppo plantigrado del piede di un bambino.

Se tale conformazione persiste dopo tale epoca di vita, può essere indicata una valutazione specialistica ortopedico-pediatrica, che nella maggioranza dei casi pone indicazione solo di un adeguato follow-up e, più raramente, a trattamenti correttivi chirurgici.

L’indicazione al trattamento chirurgico del piede piatto pronato può essere posta correttamente fra gli 8-9 anni e i 13 anni circa, dove sono indicati degli interventi chirurgici mini-invasivi detti di artrorisi.

L’artrorisi è un intervento chirurgico che mira a ridurre la pronazione del calcagno attraverso l’inserimento, comunemente, di una vite nel seno del tarso (riassorbibile o non riassorbibile), con una funzione di “calcaneo-stop”. L’azione di questo mezzo di sintesi è in ogni caso duplice: meccanica in un primo momento, con blocco dell’escursione articolare appunto della sottoastragalica e immediata correzione del piattismo-pronazione; successivamente la vite agisce stimolando nel tempo i propriocettori del piede (in particolare le terminazioni nervose del seno del tarso) con attivazione riflessa della muscolatura che garantisce nel tempo un cambiamento reale della struttura neuromuscolare del piede.

Entrambi i piedi sono operati nella medesima seduta e la procedura ha una durata complessiva di circa 30 minuti, con l’applicazione di tutori a fine procedura e ripresa del carico dopo pochi giorni. Di solito i tempi di recupero sono veloci, con l’indicazione a periodi di riabilitazione funzionale brevi.

Dopo almeno 2 anni dall’intervento, qualora vengano usate viti non riassorbibili, esse vengono rimosse: la procedura, effettuata in regime di Day Hospital, è breve e non ha nessun effetto sul carico e sul mantenimento della correzione, che resta ottimale.

Nel caso di utilizzo di vite riassorbibili – quando tecnicamente possibile, la scelta preferibile – esse presentano un tempo di degradazione di circa 2 anni.

In altri casi possono associarsi a tale procedura tempi accessori che prevendono l’intervento su parti molli (plastiche di tensionamento).

Altre volte queste procedure chirurgiche mini-invasive non sono praticabili, in relazione sia all’età del bambino (diagnosi tardiva) che all’entità della deformità, ponendo in tale caso l’indicazione all’esecuzione di procedure chirurgiche con un peso superiore, dette osteotomie.

articolo a cura del Dott. Salvatore di Giacinto


 

un bambino cammina su un sentiero all'aperto

Il mio bambino cammina sulle punte. È un problema?

Il mio bambino cammina sulle punte. È un problema?

Domande e Risposte di Ortopedia Pediatrica #4

È questa una condizione molto comune soprattutto nella prima fasi della deambulazione, definita tecnicamente come toe-walking, caratterizzata da bambini che alternano fasi di deambulazione sulle punte a fasi di deambulazione con tallone in appoggio.

Tale quadro tende progressivamente a sparire con lo sviluppo dello schema del passo dopo i 2-3 anni di età, non rappresentando di fatto una patologia, perdurando talvolta anche dopo tale epoca di vita e associandosi, in alcuni casi, a disturbi comportamentali (autismo, disturbi dell’apprendimento, ecc.).

È bene precisare però che tale condizione può rappresentare una condizione patologica, causata da una retrazione del tendine d’Achille ossia ad un tendine corto caratterizzato da un equinismo parzialmente riducibile o irriducibile le cui cause sono variabili: neurologiche, ortopediche (associandosi anche ad altre deformità quali varismo, supinazione, adduzione), idiopatiche.

I trattamenti in questi casi vanno da percorsi fisiochinesiterapici, all’utilizzo di ortesi (tutori gamba-piede, docce, ecc.), a trattamenti di correzione chirurgica.

articolo a cura del Dott. Salvatore di Giacinto


 

un neonato fa un'espressione buffa

Il torcicollo miogeno congenito, cos’è?

Il Torcicollo Miogeno Congenito, cos’é?

Domande e Risposte di Ortopedia Pediatrica #3

Il Torcicollo Miogeno Congenito è una patologia diagnosticata in epoca perinatale, abbastanza frequente in ambito ortopedico-pediatrico, caratterizzata dall’inclinazione della testa da un lato con rotazione verso il lato opposto, associata ad un gonfiore sul retro e a lato del collo, che dà luogo ad una difficoltà del bambino nel ruotare la testa dal lato dell’inclinazione e fletterla dal lato opposto, associata talvolta a deformità cranica (plagiocefalia).

Tale condizione è dovuta ad una retrazione (accorciamento) di un muscolo del collo, lo sternocleidomastoideo, causata da un vizio di posizione intrauterina.

Una diagnosi precoce associata ad un precoce trattamento chinesiterapico-posturale appropriato è fondamentale per avere degli ottimi risultati. Raramente, soprattutto in caso di diagnosi tardiva e deformità severa, è indicata la terapia chirurgica.

articolo a cura del Dott. Salvatore di Giacinto


 

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