Immagine del Dr. Andrea Cocci

Ipertrofia prostatica benigna

Ipertrofia prostatica benigna

A Villa Donatello tutte le metodiche per trattarla:
un’intervista al Dr. Andrea Cocci

Oltre 6 milioni di uomini italiani over 50 soffrono di Ipertrofia prostatica benigna ed interessa l’80% degli uomini over 80.

Negli ultimi anni, 10 uomini su 100 tra i 40 e 50 anni hanno già sviluppato i primi sintomi, facendo così registrare un abbassamento della soglia di età di chi viene colpito
dall’ipertrofia prostatica benigna, che si manifesta anche negli over 30 con i primi disturbi alle basse vie urinarie.

Ad oggi, Villa Donatello è l’unica struttura in Italia che possiede tutte le metodiche disponibili per il trattamento di questa patologia.

Scopriamone di più con il Dr. Andrea Cocci, urologo e andrologo che lavora sia all’AOU Careggi – dove è assistente professore e ricercatore presso l’Università di Firenze – che a Villa Donatello, dove svolge la libera professione occupandosi delle patologie del tratto urinario, in particolare dell’ipertrofia prostatica e delle malformazioni urogenitali.

Dr. Cocci, che cos’è l’Ipertrofia prostatica benigna?

L’ipertrofia prostatica benigna è un fisiologico ingrandimento della prostata che colpisce gli uomini a partire dai 30 anni e non ha nessuna correlazione con il tumore alla prostata. Se la vogliamo vedere sotto un punto di vista più ampio viene considerata una malattia del benessere in quanto. adesso che l’aspettativa di vita supera i 78 anni, sempre più uomini soffrono di ipertrofia prostatica proprio perché l’ingrandimento è rientra nel normale processo di invecchiamento.

Spesso è invece la conseguenza di cattive abitudini quotidiane: avere uno stile di vita sano e corretto è fondamentale per la salute del nostro organismo.

La prostata è infatti una ghiandola estremamente sensibile all’infiammazione, condizione causata per esempio da una cattiva alimentazione, da una vita sedentaria, dal fumo: i pazienti che soffrono prostatiti, cioè infiammazioni prostatiche ripetute durante l’arco della vita, svilupperanno un’ipertrofia prostatica più precoce e più severa.

Quali sono i sintomi con i quali si manifesta l’Ipertrofia prostatica benigna?

L’ingrandimento prostatico causa sintomi di tipo urinario ostruttivo in circa l’80% dei pazienti, rendendo difficoltoso il normale passaggio dell’urina dalla vescica all’esterno del corpo.

Ci sono poi ipertrofie prostatiche che danno sintomi più importanti quali: la diminuzione del getto dell’urina; l’aumento della frequenza urinaria; la necessità di alzarsi la notte per andare in bagno; infezione frequente (cistite o prostatite) per l’impossibilità di svuotare la vescica, fino a sintomi più importanti come la disfunzione erettile o l’impossibilità di urinare con la necessità del posizionamento di un catetere vescicale.

Come viene scelta la tipologia di trattamento per portare il paziente alla guarigione?

La maggior parte dei pazienti è costretta ad assumere farmaci per guarire dall’ipertrofia prostatica benigna; molti altri sono costretti a ricorrere a delle terapie chirurgiche. Ogni trattamento scelto è comunque secondario ad una diagnosi ed il paziente dovrà essere prima inquadrato con tutta una serie di esami: più i sintomi sono importanti, più ci si sposterà su terapie maggiormente aggressive.

Per ogni paziente esiste la metodica giusta ed è estremamente utile che in un’unica clinica siano disponibili tutte le terapie e metodiche, in modo che l’urologo ed il chirurgo possano scegliere il percorso più adatto a trattare ogni singola prostata: una vera e propria tailor made therapy, una terapia sartoriale scelta in base ai sintomi e alla situazione medica del paziente.

Come viene trattata, in prima istanza, l’Ipertrofia prostatica benigna?

L’ipertrofia prostatica, come tutte le alte malattie, si approccia in una prima istanza a livello farmacologico. I farmaci disponibili sono di tre famiglie e dipendono chiaramente dal grado di severità della malattia. Si parte con i fitofarmaci, cioè farmaci di totale estrazione naturale che hanno un’azione antinfiammatoria molto blanda e che possono essere applicarti a pazienti con sintomi estremamente leggeri in particolare nella giovane età. Seguono i farmaci alfalitici, che vanno direttamente ad allentare la costrizione data dall’ingrossamento della prostata. Sono dei farmaci estremamente efficaci ma poco graditi dal paziente in quanto hanno lo spiacevole effetto collaterale di bloccare l’espulsione dello sperma durante l’orgasmo e questo è un qualcosa che molti uomini non gradiscono a prescindere dal miglioramento della condizione urinaria.

Infine, troviamo i farmaci antiandrogeni, che abbassano i livelli di testosterone: la prostata è testosterone dipendente e l’abbassamento dei suoi livelli ne provoca in qualche modo una minima diminuzione di volume.

Come è intuibile la diminuzione di testosterone ha degli effetti collaterali importanti, uno su tutti il calo della libido, anch’esso molto poco gradito dai pazienti.

Queste tre tipologie di farmaci vengono utilizzati non solo in sequenza a seconda della gravità dei sintomi, ma possono essere anche utilizzati insieme come terapia combinata in  pazienti dove l’ipertrofia prostatica si manifesta in maniera particolarmente severa.

Ovviamente non a tutti i pazienti funziona la terapia farmacologica: statisticamente parlando, su 100 pazienti, il 30% non trova una risoluzione con i farmaci e deve optare per un’alternativa chirurgica.

Quanti metodi chirurgici esistono e come vengono scelti?

I trattamenti non medici per gestire l’ipertrofia prostatica sono estremamente targettizzati su quello che è l’individuo.

Si dividono in terapia interstiziale e chirurgia resettiva.

I pazienti di oggi arrivano molto preparati alla visita con il medico e spesso suggeriscono la metodica con la quale vorrebbero essere operati: vogliono che tolga i sintomi urinari – quindi tutte le urgenze, le impossibilità di urinare, etc. –, che sia sicura, che porti ad una rapida ospedalizzazione e conseguente dimissione, e preferibilmente anche il mantenimento dell’eiaculazione.

Tutto questo non può essere fatto, ovviamente, prescindendo dalla condizione di partenza: ogni prostata ha la sua metodica di elezione ed è il chirurgo che sceglie il miglior cacciavite per quella vite.

In cosa consiste la terapia interstiziale?

Quando l’ipertrofia prostatica si presenta in pazienti con prostate non estremamente voluminose e molto intenzionati al mantenimento dell’eiaculazione, possono essere utilizzate le cosiddette terapie interstiziali, dove non si va a rimuovere del tessuto, ma si va ad inserire all’interno della prostata, chiamata adenoma, del calore, o con il vapore (Rezum) o con un laser (Echolaser o TPLA): lo shock termico provoca una retrazione del tessuto e quindi una diminuzione del volume della prostata.

L’intervento viene praticato in day-hospital, rimuovendo completamente la sintomatologia che per 5/6 anni non si ripresenterà.

Il giorno dopo l’intervento il paziente può riprendere le normali attività quotidiane.

Cos’è la chirurgia resettiva?

Quando la prostata è più voluminosa ed i sintomi sono più importanti, bisogna ricorrere a quelle che sono le metodiche chirurgiche resettive, dove il tessuto va asportato.

Queste si dividono in due grandi famiglie: l’ablazione con acqua – la metodica si chiama aquabeam ed è una tecnica robotica con cui si va ad asportare il tessuto in forma automatizzata attraverso un software che misura il tessuto da togliere e lo rimuove in forma automatica.

È una metodica particolarmente interessate perché oltre a rimuovere il tessuto, conserva l’eiaculazione.

Se invece i pazienti non sono particolarmente interessati all’eiaculazione ma hanno la necessità di procedere con una terapia resettiva, possiamo ricorrere ai laser.

Esistono tre tipi di laser: a olmio, chiamato HOLEP; laser a tullio, chiamato TULEP, laser a luce verde, chiamato GREEN LIGHT.

Queste metodiche hanno la capacità di andare a rimuovere il tessuto in maniera estremamente rapida. La differenza tra le metodiche resettive e quelle interstiziali è che nelle prime il paziente ha necessità di essere ricoverato da uno a tre giorni, cui seguiranno due giorni di convalescenza.

Cosa differenzia Villa Donatello dalle altre strutture sanitarie
nel trattamento dell’Ipertrofia prostatica benigna?

Villa Donatello è l’unica struttura in Italia dove sono presenti tutte le tecnologie esistenti per trattare l’ipertrofia prostatica benigna; inoltre qui è possibile trovare un team di chirurghi ed urologi esperti in ogni metodica per curare questa patologia, garantendo così massimi livelli di professionalità e consulenza.

Ci sono pazienti che in base alla propria condizione devono essere trattati con una o con l’altra metodica: a Villa Donatello riusciamo a curare tutti i casi, nessuno viene mandato in qualche altra clinica né viene trattato con una metodica sbagliata, cosa che purtroppo può accadere quando in una struttura è disponibile una singola o doppia tecnologia.

Inoltre, Villa Donatello offre un percorso che accompagna il paziente dalla diagnosi alla completa guarigione in cui si intersecano diverse figure professionali ed è un percorso estremamente standardizzato che funziona.

Oltre agli aspetti che riguardano l’intervento chirurgico in sé, è importante sottolineare che l’inquadramento diagnostico pre-operatorio, fondamentale nel percorso che porterà alla guarigione, viene fatto con tecnologie all’avanguardia.

Da chi è composta l’equipe e come viene organizzato il lavoro?

A Villa Donatello abbiamo costituito l’equipe con un approccio moderno, inserendo le eccellenze di ogni singola metodica: si tratta dei migliori professionisti per il trattamento dell’ipertrofia prostatica a 360°; nel team siamo tutti intercambiabili sulle varie metodiche, ma ognuno di noi si è specializzato su una di queste.

Lavorando in equipe, siamo sempre presenti contestualmente in sala operatoria: abbiamo così la possibilità di intercambiarci e di consigliarci, anche fisicamente, sulla scelta della procedura prima di intervenire.

La multidisciplinarietà è ormai presente anche nella singola specializzazione proprio per la presenza di così tanta specificità, tecnologia, variabilità del paziente. È un approccio che per noi è vincente, dà la massima garanzia di soddisfazione per il paziente e in termini di sicurezza sicuramente è la miglior qualità che ad oggi possiamo offrire.


 

veduta di Villa Donatello

A Villa Donatello la prima anestesia locale per trattare in day hospital l’Ipertrofia prostatica

A Villa Donatello la prima anestesia locale per trattare
in day hospital l’Ipertrofia prostatica

L’operazione è stata eseguita dall’urologo Giampaolo Siena
COMUNICATO STAMPA

Firenze, 19 ottobre 2022 – A Villa Donatello utilizzato per la prima volta uno speciale dispositivo per anestesia locale che è stato finora impiegato negli interventi per trattare l’ipertrofia prostatica benigna in soli tre centri, il Guy’s Hospital di Londra e le cliniche universitarie di Hong Kong e Goteborg (Svezia). Ad effettuarla è stato Giampaolo Siena, medico specialista in Urologia, Dirigente Medico presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Careggi di Firenze e presso la casa di cura Villa Donatello, sempre a Firenze.

La nuova metodologia prevede l’introduzione nella prostata di un paziente completamente sveglio di una piccola sonda in silicone, simile a un normale catetere vescicale, all’interno della quale è presente un sottile ago retrattile. Con questo è possibile instillare piccole dosi di anestetico (10 ml per lobo) solo nella zona della prostata che verrà trattata. Questa innovativa tecnica minimamente invasiva si inserisce nella procedura non chirurgica che molti urologi hanno già definito una rivoluzione terapeutica per curare l’ipertrofia prostatica benigna: sistema Rezum.

Si tratta di una metodica altamente innovativa – afferma il Dr. Giampaolo Siena – fino a poco tempo fa era impensabile trattare la prostata senza considerare una anestesia totale o una sedazione. Questa sonda, denominata Catetere Schelin, è dotata di un piccolo canale operativo che ci consente di praticare, in un paio di minuti, delle punture di anestetico direttamente nella prostata, attraversando il canale naturale dell’uretra. Terminata l’anestesia viene introdotto il dispositivo Rezum che ci permette di vaporizzare la porzione di ghiandola prostatica in eccesso, con il paziente completamente sveglio, che al termine dell’operazione può alzarsi subito dal letto.

La tecnica Rezum non richiede alcuna chirurgia: viene effettuata con l’ausilio di una sonda endoscopica trans-uretrale di appena 1,5 cm di diametro, si basa sulla termoterapia e utilizza un generatore a radiofrequenze in grado produrre energia termica sotto forma di vapore acqueo. Questo viene infiltrato nella prostata in dosi controllate di soli 9 secondi ciascuna con un numero di infiltrazioni che varia in base alle caratteristiche del paziente (in genere dalle 4 alle 10).

La procedura dura circa 5 minuti e il vapore infiltrato si disperde solo nel tessuto prostatico eccedente. Non appena entra in contatto con la prostata il vapore libera l’elevata quantità di energia termica immagazzinata dall’acqua, energia termica che può denaturare le membrane cellulari in modo irreversibile in soli 9 secondi.

Progressivamente, le cellule denaturate vengono assorbite dal normale metabolismo corporeo, riducendo così il volume del tessuto prostatico che occludeva l’uretra, mentre la condensazione del vapore genera anche il collasso del sistema vascolare, rendendo la procedura non cruenta ed esangue.


 

il fiocco blu dedicato ai pazienti di tumore alla prostata

Quali interventi mini-invasivi e non invasivi per il tumore alla prostata?

Quali interventi mini-invasivi e non invasivi
per il tumore alla prostata?

Il Sistema urinario: problemi e soluzioni – 12° parte

Il tumore alla prostata è uno dei più comuni tumori maligni riscontrabili tra i maschi in Europa.

In caso di tumore alla prostata le possibilità terapeutiche sono molteplici, spaziando dalle tradizionali tecniche radioterapiche e chirurgiche a cielo aperto, con ampia incisione addominale, sino alle più innovative tecniche mini-invasive e persino non invasive.

La terapia ottimale sarà valutata dallo specialista Urologo in base alle caratteristiche del singolo paziente e dello specifico stadio tumorale, adattandosi alle esigenze e preferenze del paziente.

Se da un lato le tradizionali tecniche chirurgiche invasive e radioterapiche hanno offerto per anni un valido strumento per la gestione della malattia e trovino ancora spazio in specifici casi, le importanti ripercussioni in termini di effetti avversi e complicanze, come emorragie, dolore postoperatorio, inestetismi, incontinenza urinaria e talvolta fecale e la disfunzioni sessuali, hanno rappresentato un importante limite operativo con conseguente impatto negativo sulla qualità di vita globale del paziente.

Recentemente, per far fronte al progressivo aumento dell’età media e del benessere psico-fisico della popolazione maschile, con la conseguente richiesta di minori effetti avversi che influenzino negativamente la qualità di vita del paziente, è aumentato l’interesse per le tecniche mini-invasive e non invasive. Queste, grazie a risultati oncologici sovrapponibili alle metodiche classiche, uniti a minori effetti avversi come la possibile preservazione della funzione sessuale (sexual sparing) e urinaria, minor sanguinamento e dolore postoperatorio, rappresentano le tecniche di scelta in particolare in pazienti giovani e in buona salute.

La tecnica robotica si è affermata come il metodo mini-invasivo nell’asportazione della prostata e degli eventuali linfonodi patologici associati in caso di tumore avanzato. Rappresenta il trattamento di eccellenza ed ha lo scopo di trattare totalmente e definitivamente il tumore prostatico negli stadi in cui il tumore non ha diffuso agli organi circostanti e viene eseguita mediante l’utilizzo del Robot da Vinci: il gold standard di chi sceglie questa tecnica mini-invasiva, con un ridotto tasso di complicanze ed effetti avversi oltre a minori tempi di degenza postoperatori e migliori risultati estetici.

Negli ultimi anni sono emerse altre modalità terapeutiche assolutamente non invasive nei pazienti con tumore prostatico clinicamente localizzato, che permettono sia il trattamento dell’intera ghiandola che quello focale del nodulo tumorale.

Tutte queste modalità sono state sviluppate come procedure minimamente o assolutamente non invasive con l’obiettivo di fornire una sicurezza oncologica equivalente ma una tossicità ridotta e migliori risultati funzionali.

Tra questi, i risultati più ottimali sono stati forniti dall’ultrasuono focalizzato ad alta intensità (HIFU), l’ablazione crioterapica della prostata (crioterapia) e la terapia fotodinamica focale.

Malgrado si stia parlando di recenti innovazioni, già molti dati scientifici sono disponibili e supportano l’uso di queste tecniche innovative che, pur essendo completamente non invasive, si sono dimostrate sicure ed efficaci in specifici casi selezionati.

Inoltre uno sviluppo ancora più recente è rappresentato dalla terapia ablativa focale grazie alla quale l’ablazione mirata alla lesione è intrapresa in modo preciso, risparmiando l’organo e preservando quindi totalmente a funzione fisiologica della ghiandola, pur controllando in maniera adeguata il tessuto patologico, come nel caso della innovativa terapia focale a ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU).

Articolo a cura del Dott. Andrea Cocci e del Dott. Gianmartin Cito

 

delle pillole bianche

La mia prostata è sana?

La mia prostata è sana?

Il Sistema urinario: problemi e soluzioni – 7° parte

La prostata è una ghiandola maschile localizzata nel basso tratto urinario tra la vescica e la muscolatura della pelvi ed intorno all’uretra. Essa ha le dimensioni di una castagna ed un volume normale di 15-25 millilitri (ml), andando incontro ad una progressiva crescita (ipertrofia) durante l’invecchiamento dell’uomo. Quest’organo è deputato alla produzione del liquido che trasporta lo sperma (secreto prostatico) ed è dotato inoltre di una muscolatura liscia che aiuta a spingere all’esterno il liquido seminale al momento dell’eiaculazione.

Come faccio a sapere se la mia prostata è sana?

Alterazioni patologiche a carico di questa ghiandola spesso, ma non sempre, generano dei sintomi delle basse vie urinarie, conosciuti come LUTS (Lower Urinary Tract Syntoms).
Tali disturbi possono essere divisi in tre categorie: sintomi della fase di riempimento, della fase di svuotamento e sintomi post-minzionali.

I sintomi della fase di riempimento vescicale includono:

  • Aumento della frequenza urinaria durante il giorno, in cui il paziente riferisce di dover urinare troppo spesso nel corso della giornata
  • Il bisogno di svegliarsi di notte per urinare
  • Urgenza minzionale, in cui il paziente ha un bisogno impellente e improvviso di urinare, difficile da trattenere
  • Perdita involontaria di urina (incontinenza)

I sintomi della fase di svuotamento vescicale includono:

  • Flusso lento, in cui il soggetto riferisce la sensazione di un flusso di urina ridotto, confrontato di solito con quello precedente o paragonato ad altri
  • Flusso urinario a spruzzo o bifido (due getti paralleli)
  • Flusso urinario intermittente, quando il soggetto descrive il flusso dell’ urina, che si ferma e riprende, in una o più occasioni, durante la minzione
  • Necessità di sforzarsi per iniziare la minzione (esitazione), quando il soggetto descrive la difficoltà ad iniziare la minzione provocando così un ritardo nell’avvio dello svuotamento dopo che lo stesso è pronto ad urinare
  • Minzione con sforzo
  • Prolungato tempo di svuotamento vescicale
  • Gocciolamento finale

I sintomi post-minzionali includono:

  • La sensazione che la vescica non si vuoti totalmente (incompleto svuotamento)
  • Perdita involontaria o gocciolamento urinario post terminale nella biancheria intima

La presenza dei disturbi urinari sopra citati può essere, ad esempio, indicativa di alcune condizioni patologiche come l’ipertrofia prostatica benigna.

Nei casi invece in cui vi sia una componente prevalentemente infiammatoria della ghiandola prostatica (prostatite), nel corredo sintomatologico descritto, i sintomi preponderanti saranno l’aumento della frequenza minzionale, bruciore alla minzione, senso di incompleto svuotamento post-minzionale, pesantezza a livello perineale, sovrapubico e testicolare. A questi si aggiungeranno possibili disturbi della sfera sessuale, come il bruciore durante l’eiaculazione, difficoltà eiaculatorie o tendenza alla eiaculazione precoce. Tutti questi disturbi sono sicuramente spiacevoli e invalidanti per la vita di relazione del paziente.

Tuttavia, non sempre condizioni patologiche a carico della ghiandola prostatica generano chiari sintomi. Il tumore della prostata infatti, generalmente non da disturbi negli stadi iniziali.

Il PSA o Antigene Prostatico Specifico rappresenta l’unico indicatore a disposizione della salute della prostata. Tuttavia, questo è un enzima rilasciato dalla prostata all’interno del sangue che può innalzarsi per un’infiammazione della prostata, così come per ipertrofia prostatica benigna o in caso di tumore. A tal riguardo, una visita specialistica urologica e un corretto inquadramento medico sono fondamentali per una corretta diagnosi ed un eventuale appropriato trattamento.

Bere abbondantemente acqua durante il giorno e seguire una dieta sana che contenga pochi grassi, sale, spezie e più verdure, antiossidanti e vitamine, sono accorgimenti che possono sicuramente contribuire ad migliorare il benessere prostatico.

Articolo a cura del Dott. Andrea Cocci e del Dott. Gianmartin Cito

 

Un medico mostra il fiocco azzurro che simboleggia la lotta al tumore alla prostata

Tumore della prostata: cosa c’è da sapere

Cosa c’è da sapere sul Tumore alla Prostata

Il Sistema urinario: problemi e soluzioni – 6° parte

Il tumore alla prostata rappresenta oggi una delle neoplasie più comunemente diagnosticate, costituendo il 15% circa di tutti i tumori di nuova diagnosi. Nel 2018, in Europa, circa 450.000 uomini hanno sofferto di tumore alla prostata e circa 100.000 sono deceduti a causa di esso.

Attualmente il tumore alla prostata è il secondo tumore più frequentemente diagnosticato nei soggetti di sesso maschile. È raramente riscontrato prima dei 40 anni, essendovi un incremento dell’incidenza e della prevalenza con l’aumentare dell’età.

Tali dati epidemiologici sono relativi soltanto al carcinoma clinico, che però deve essere distinto dal carcinoma incidentale (diagnosticato in modo casuale in corso di una resezione prostatica endoscopica) e dal carcinoma latente o biologico (carcinomi asintomatici diagnosticati istologicamente). Quest’ultimo è un reperto molto frequente all’indagine autoptica essendo riscontrabile nell’ 80% delle indagini autoptiche dei soggetti con età >80 anni.

Le cause del tumore alla prostata non sono ad oggi ben conosciute. L’età è da considerarsi sicuramente uno dei fattori di rischio più importanti, così come l’appartenenza ad un determinato gruppo etnico (gli africani sembrano essere maggiormente esposti). In alcuni casi è stata accertata una familiarità per questa patologia.

Uno stile di vita sano, l’attività sportiva, l’astensione dal fumo, una dieta ricca in frutta e verdura e povera di grassi animali, possono aiutare a prevenire l’insorgenza di questa patologia.

Il carcinoma della prostata origina in circa l’80% dei casi dalla zona periferica o caudale della ghiandola, in circa il 20% dalla zona centrale ed nel resto dei casi dalla zona di transizione. Inizialmente la neoplasia si sviluppa all’interno della ghiandola, mentre le diffusioni per contiguità, linfatica ed ematica avvengono solo nelle fasi più tardive.

Il tumore alla prostata generalmente non dà sintomi negli stadi iniziali. I disturbi minzionali possono essere sia di tipo irritativo che di tipo ostruttivo e spesso rapidamente ingravescenti.

Tuttavia, tale corteo sintomatologico è altamente aspecifico essendo tipico di tutte le patologie che portano ad un’ostruzione della bassa via escretrice. Infatti, i classici sintomi di riduzione del flusso, di nicturia (la necessità di alzarsi la notte), di urgenza minzionale, di aumentata frequenza, spesso sono legati all’ipertrofia prostatica, o ad una condizione infiammatoria.

Talora, in casi rari e molto avanzati, il tumore può manifestarsi con i segni della malattia avanzata:

  • perdita di peso importante e senza una causa
  • dolori alla schiena prolungati
  • insufficienza renale
  • sangue nelle urine
  • problemi di erezione
  • incontinenza urinaria
  • incontinenza fecale
  • dolore ai fianchi, alla schiena, al petto o alle gambe
  • debolezza

Per effettuare una diagnosi, lo strumento più utilizzato è un semplice esame del sangue che controlla i livelli del PSA totale e libero circolante. Se il livello del PSA è troppo alto, questo suggerisce che le cellule nella prostata si stanno comportando in modo anomalo.

Durante la visita medica, lo specialista urologo effettuerà un’esplorazione rettale per palpare la prostata e per valutarne volume, forma, consistenza, dolorabilità e la presenza di eventuali noduli sospetti.

Se necessario, potranno essere richiesti ulteriori accertamenti, come ad esempio una Risonanza Magnetica prostatica multiparametrica.

Qualora gli elementi sopra citati depongano per un quadro sospetto, si procederà ad una biopsia della prostata per una diagnosi di conferma.

Il tumore alla prostata ha diverse alternative terapeutiche. Ognuna di esse ha i suoi vantaggi e svantaggi. La scelta dipende dal quadro clinico del paziente, ovvero dalle caratteristiche istologiche del tumore, stadio clinico, età ed esigenze del paziente.

Tra le varie opzioni terapeutiche possiamo annoverare: la sorveglianza attiva (in cui viene monitorato attentamente l’avanzamento della malattia attraverso controlli periodici seriati), la prostatectomia radicale (intervento chirurgico che prevede la rimozione dell’intera prostata e delle vescicole seminali, effettuabile con tecniche tradizionali o mininvasive), la radioterapia o la terapia ormonale (che colpisce la produzione di testosterone nel corpo, bloccando la crescita del tumore).

Articolo a cura del Dott. Andrea Cocci e del Dott. Gianmartin Cito


 

Un medico parla con un paziente anziano

Cos’è l’ipertrofia prostatica?

Cos’è l’ipertrofia prostatica?

Il Sistema urinario: problemi e soluzioni – 5° parte

L’ipertrofia prostatica è una patologia benigna caratterizzata da un ingrossamento della prostata, tale da causare disturbi alle basse vie urinarie (noti come LUTS = Lower Urinary Tract Syntoms), che possono interferire sulla qualità di vita dei pazienti di sesso maschile. Si tratta di una condizione molto comune al di sopra dei 50 anni, correlata ai cambiamenti ormonali che si verificano durante l’invecchiamento dell’uomo.

L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) rappresenta un problema con un notevole impatto sociale. Infatti, i disturbi delle basse vie urinarie ad essa associati possono avere un forte risvolto negativo sulla vita di relazione del paziente, tanto da portarlo ad evitare ogni tipo di attività per paura di trovarsi in situazioni dove non vi siano servizi igienici nelle vicinanze. Inoltre, la mancanza di un sonno continuo e prolungato dovuto alla necessità di urinare durante le ore notturne, può ridurre il livello di energia e rendere più difficile l’attività quotidiana, soprattutto lavorativa.

I disturbi dovuti all’incremento volumetrico della prostata, sebbene possano generare effetti rilevanti sulla salute generale dell’uomo, non sono però da confondere con la presenza di un tumore alla prostata. L’aumento di dimensioni dell’adenoma prostatico infatti non contribuisce a determinare un’evoluzione maligna del tessuto prostatico. Tuttavia, tenendo conto che l’ipertrofia prostatica benigna e il tumore prostatico risultano percentualmente più frequenti nella popolazione all’avanzare dell’età, è possibile che IPB e la patologia neoplastica siano entrambe presenti, soprattutto in pazienti di età più avanzata. Per questo motivo, è sempre necessario consultare un medico e discuterne con lui.

L’aumento di dimensione della prostata può avere effetti negativi sul normale modo di urinare. Ciò accade perché l’aumento volumetrico della prostata può esercitare una compressione sull’uretra prostatica, determinando quindi un’ostruzione al normale deflusso di urine.

I sintomi causati dall’ipertrofia prostatica benigna possono essere lievi, moderati o severi, a seconda dell’entità della patologia. I disturbi lievi possono essere considerati un esito diretto di un parafisiologico processo di invecchiamento. A tal proposito, di solito tali disturbi non richiedono alcun tipo di trattamento farmacologico né tantomeno chirurgico.

I disturbi gravi delle basse vie urinarie invece, possono avere un impatto estremamente negativo sulla qualità di vita del paziente. In questo caso la terapia farmacologica o chirurgica deve essere presa decisamente in considerazione.

I sintomi del basso tratto urinario possono essere divisi in tre tipologie: sintomi della fase di riempimento, della fase di svuotamento e sintomi post-minzionali.

I sintomi della fase di riempimento vescicale comprendono:

• Aumento della frequenza urinaria durante il giorno
• Il bisogno di svegliarsi di notte per urinare
• Il bisogno improvviso di urinare (urgenza) e la difficoltà nel trattenere le urine
• Perdita involontaria di urina (incontinenza)

I sintomi della fase di svuotamento vescicale comprendono:

• Flusso lento
• Flusso urinario a spruzzo o bifido (due getti paralleli)
• Flusso urinario intermittente
• Necessità di sforzarsi per iniziare la minzione (esitazione)
• Minzione con sforzo
• Prolungato tempo di svuotamento vescicale
• Gocciolamento finale

I sintomi post-minzionali includono:

• La sensazione che la vescica non si vuoti totalmente (incompleto svuotamento)
• Perdita involontaria o gocciolamento urinario post terminale nella biancheria intima

Nella prima fase della diagnosi è importante la raccolta della storia clinica del paziente (anamnesi) per escludere altre patologie, su base non urologica, che si manifestano clinicamente con sintomi similari. In questa fase è possibile utilizzare una scala di valutazione sintomatologica nota come l’IPSS-QoL (International Prostate Symptom Score).
Successivamente l’esplorazione rettale è una parte fondamentale dell’esame obiettivo del paziente affetto da IPB. Rappresenta una procedura fortemente raccomandata al fine di valutare le dimensioni prostatiche, le eventuali alterazioni di morfologia, consistenza e dolorabilità e la situazione neurologica locale (tono sfintere anale).

Un esame ematico importante riguarda la determinazione del PSA (antigene prostatico specifico) che è una glicoproteina prodotta dalle cellule epiteliali che tappezzano i dotti e gli acini ghiandolari prostatici con la precipua funzione di contribuire alla liquefazione del liquido seminale durante l’eiaculazione. Viene dosato nel sangue come marcatore d’organo. Tuttavia, pur essendo dotato di alta sensibilità, vista la scarsa specificità, non è adeguato per la diagnosi differenziale fra le diverse patologie prostatiche. Per cui un suo innalzamento, rispetto ai valori di normalità rapportati per l’età, non necessariamente sta ad indicare un tumore alla prostata.

Altro esame da effettuare inoltre è l’ecografia prostatica con valutazione del residuo post-minzionale, che rappresenta il metodo più efficace per descrivere la morfologia prostatica ed evidenziare l’eventuale presenza di sintomi post minzionali.

Un ultimo esame molto importante da effettuare, chiamato Uroflussimetria, è la misurazione del flusso urinario che rappresenta un metodo semplice, non invasivo, ripetibile, poco costoso , sensibile seppure poco specifico per valutare la presenza di disturbi minzionali legati all’ipertrofia prostatica benigna.

Articolo a cura del Dott. Andrea Cocci e del Dott. Gianmartin Cito