L’acqua che mangiamo

L’acqua che mangiamo

Riflessioni su come scegliere una dieta che sia “amica” di uno dei beni più preziosi che abbiamo: l’acqua.

Cosa penseresti se ti dicessi: mangi 3.496 litri di acqua. Ogni giorno. “Mangiare acqua” potrebbe suonare strano, ma presto scoprirai che ne mangiamo tantissima, siamo assuefatti senza rendercene conto.

Capire come consumiamo l’acqua è il primo passo al fine di trovare una soluzione ad una sfida importantissima: fare in modo che ogni essere umano sulla terra abbia accesso all’acqua di cui ha bisogno.

Molta dell’acqua che usiamo è visibile e la utilizziamo nelle nostre case. È l’acqua che usiamo per bere, cucinare e lavare. Questo si chiama consumo domestico.

Il nostro consumo domestico è di 137 litri di acqua tutti i giorni.

Ecco come arriviamo a consumare 137 litri:

  • 35% lavandoci e facendo la doccia
  • 30% utilizzando il WC
  • 20% utilizando la lavatrice
  • 10% mangiando e bevendo
  • 5% pulendo

Ed ecco il primo grosso problema: quello che consumiamo “in maniera visibile” è solo una piccola parte di quanto consumiamo davvero. Ci sono infatti due parti invisibili.

La prima parte invisibile è l’acqua usata per la produzione dei prodotti industriali che consumiamo ogni giorno, come la carta, il cotone, i vestiti. Questa parte ammonta a 167 litri ogni giorno.

La seconda grande parte invisibile è associata alla produzione del cibo che consumiamo. Essa ammonta a 3.496 litri ogni giorno, il che vuol dire che il 92% dell’acqua che usiamo è invisibile e si nasconde nel cibo che mangiamo!

Chiamiamo questa acqua invisibile acqua virtuale, termine coniato dal Prof. Tony Allan. Il concetto di acqua virtuale ci aiuta a capire quanta acqua ci vuole a produrre i prodotti che usiamo e il cibo che mangiamo.

Scopriamo perché è invisibile.

Prendiamo la carne di manzo, ad esempio. In un sistema di produzione industriale ci vogliono in media tre anni prima che l’animale venga macellato, per produrre circa 200 kg di carne.

Durante questi tre anni, la mucca consuma circa 1.300 kg di mangimi, come grano, orzo, avena, mais, ed altri cereali di piccole dimensioni.

La mucca consuma anche 7.200 kg di fibre come foraggio e fieno.

La produzione totale di tutti i mangimi e fibre richiede 3.060.000 litri di acqua.

Dobbiamo inoltre tenere in considerazione i 24.000 litri di acqua che la mucca beve durante questi tre anni; senza dimenticare i 7.000 litri per la pulizia e, infine, per la macellazione.

Dunque, in totale, abbiamo bisogno di 3.091.000 litri di acqua per produrre 200 kg di carne. Questo vuol dire che per produrre 1 kg di carne abbiamo bisogno di 15.400 litri di acqua.

Riesci a visualizzare nella tua mente 15.400 litri di acqua?

Nell’immagine qui sotto, questi sono 1.000 litri di acqua in bottiglie da 1 litro.

Mentre qui sotto sono rappresentati 15.400 litri di acqua: un muro di bottiglie alto 14 metri e lungo 23. Tutti nascosti dentro 1 kg di carne.

L’acqua è preziosa, ma non solo per bere: l’acqua è cibo. Grazie alla scienza sappiamo quanta acqua ci vuole per produrre il cibo. Ed è facile notare che alcuni prodotti richiedono meno acqua di altri.

  • 18.900 litri di acqua per produrre 1 kg di caffè
  • 15.400 litri di acqua per produrre 1 kg di carne di manzo
  • 10.400 litri di acqua per produrre 1 kg di carne di pecora
  • 6.000 litri di acqua per produrre 1 kg di carne di maiale
  • 4.300 litri di acqua per produrre 1 kg di carne di pollo
  • 3.180 litri di acqua per produrre 1 kg di formaggio
  • 2.500 litri di acqua per produrre 1 kg di riso
  • 1.830 litri di acqua per produrre 1 kg di grano
  • 1.780 litri di acqua per produrre 1 kg di zucchero
  • 1.425 litri di acqua per produrre 1 kg di orzo
  • 1.220 litri di acqua per produrre 1 kg di mais
  • 822 litri di acqua per produrre 1 kg di mele

Dunque adesso lo sappiamo: la maggior parte dell’acqua che usiamo – il 92% – viene utilizzata nella produzione di cibo.

Ma noi consumatori possiamo essere di aiuto? Certo che possiamo. La bella notizia è che ciascuno di noi può rendere il mondo più sicuro dal punto di vista idrico, al fine di affrontare il fabbisogno della popolazione futura. Come? La risposta è nel carrello della spesa.

L’ammontare di carne nella nostra dieta è importantissimo. Il consumo medio giornaliero di acqua di una persona che mangia carne è di circa 5.000 litri di acqua al giorno (quello di una persona vegetariana è di 2.500 litri). In paesi dove c’è un grosso consumo di carne, il consiglio è: per un solo giorno a settimana, proviamo a non mangiare carne.

Il tipo di carne che consumiamo è importante. Cerchiamo di comprare carne che provenga da animali allevati al pascolo. La carne allevata al pascolo è, di solito, più rispettosa delle risorse idriche, poiché la terra dedicata al pascolo spesso non può essere utilizzata per la produzione di cibo.  Le multinazionali e i supermercati, purtroppo, non favoriscono il consumo della carne allevata al pascolo. La carne a poco prezzo è, infatti, quella che proviene da animali allevati con mangimi, e questo tipo di carne è un danno enorme per il pianeta.

Un altro ambito su cui possiamo fare molto è quello dello spreco di cibo. Purtroppo siamo degli spreconi, sopratutto nei paesi più ricchi. Nelle economie avanzate buttiamo via circa il 30% del cibo che compriamo. Circa un terzo! E con esso, buttiamo via tutta l’acqua che usiamo per produrre quel cibo.

Proviamo quindi ad adottare dei comportamenti alimentari che siano più rispettosi di un bene così prezioso come l’acqua:

  • scegliendo di rinunciare, almeno per un giorno alla settimana, al consumo di carne
  • preferendo carne di animali allevati al pascolo e non in maniera intensiva
  • cercando di evitare quanto più possibile di non sprecare il cibo che compriamo

Fonte: thewaterweeat.com (Angela Morelli – InfoDesignLab)

Gli effetti degli spuntini notturni su sonno e salute

Gli effetti degli spuntini notturni su sonno e salute

Cosa succede al nostro corpo quando mangiamo prima di andare a letto?

Gli spuntini notturni sono una tentazione a cui molti di noi cedono, soprattutto dopo una giornata stressante o una cena leggera. Tuttavia, questa tendenza può avere implicazioni sulla nostra salute, inclusi potenziali problemi di sonno, aumento di peso e problemi a lungo termine. Ma quali sono gli effetti di mangiare prima di andare a letto? E quali sono gli alimenti da evitare o da preferire?

In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande, basandoci su evidenze scientifiche e consigli nutrizionali. Vedremo anche come regolare il nostro ritmo circadiano per favorire un sonno di qualità e un metabolismo ottimale e scopriremo come anche il marketing abbia visto in questa abitudine una possibile nicchia di mercato in cui piazzare prodotti concepiti ad hoc.

Perché mangiamo di notte?

Ci sono diverse ragioni per cui possiamo sentire il bisogno di mangiare di notte, tra le principali ci sono:

  • La fame: se non abbiamo mangiato abbastanza durante il giorno, o se abbiamo saltato dei pasti, il nostro corpo ci richiede energia e nutrienti per funzionare. Inoltre, se abbiamo fatto attività fisica intensa la sera, possiamo avere un maggiore fabbisogno calorico.
  • Lo stress: quando siamo stressati, il nostro organismo produce più cortisolo, un ormone che stimola l’appetito e favorisce l’accumulo di grasso addominale. Lo stress può anche alterare i nostri livelli di serotonina, un neurotrasmettitore che regola l’umore e il senso di sazietà. Per compensare, possiamo essere stimolati a cercare cibi dolci o grassi che ci danno una sensazione di piacere e comfort.
  • La noia: se non abbiamo nulla da fare la sera, o se siamo soli o annoiati, possiamo ricorrere al cibo come forma di intrattenimento o di compagnia. Il cibo può anche essere un modo (sbagliato ma gratificante) per evadere da problemi o preoccupazioni che ci affliggono.
  • L’abitudine: se siamo abituati a mangiare sempre qualcosa prima di dormire, il nostro cervello associa questo comportamento a una routine rilassante che ci prepara al sonno. In questo caso, possiamo sentire il bisogno di mangiare anche se non abbiamo fame.

Cosa succede al nostro corpo quando mangiamo di notte?

Quando mangiamo di notte, il nostro organismo deve affrontare una serie di sfide che possono compromettere il nostro benessere e la nostra salute. Alcune delle conseguenze di mangiare di notte possono essere:

  • Un sonno disturbato: se mangiamo troppo o troppo tardi, il nostro stomaco deve lavorare molto per digerire il cibo, impedendoci di rilassarci e addormentarci facilmente. Inoltre, il cibo può influenzare i nostri livelli ormonali e la nostra temperatura corporea, alterando il ciclo del sonno e la qualità del riposo. Un sonno insufficiente o interrotto può avere effetti negativi sul nostro umore, sulla nostra memoria, sulla nostra concentrazione e sul nostro sistema immunitario.
  • Un aumento di peso: se mangiamo di notte, il nostro metabolismo è più lento e brucia meno calorie. Inoltre, se mangiamo cibi ricchi di zuccheri o grassi, il nostro organismo tende a immagazzinarli sotto forma di grasso, soprattutto nella zona addominale. Un aumento di peso può aumentare il rischio di sovrappeso, obesità, diabete, malattie cardiovascolari e altri problemi di salute.
  • Una alterazione del ritmo circadiano: se mangiamo di notte, il nostro orologio biologico si confonde e non riesce a sincronizzarsi con il ciclo solare. Questo può causare una disfunzione del ritmo circadiano, che regola le nostre funzioni fisiologiche in base all’alternanza tra giorno e notte. Una alterazione del ritmo circadiano può influire negativamente sul nostro sonno, sul nostro appetito, sul nostro metabolismo e sul nostro sistema immunitario.

Come regolare il ritmo circadiano?

Il ritmo circadiano è il ciclo biologico che regola le nostre funzioni fisiologiche in base all’alternanza tra giorno e notte. Il ritmo circadiano influisce sul nostro sonno, sul nostro appetito, sul nostro metabolismo e sul nostro sistema immunitario. Per mantenere un ritmo circadiano sano ed equilibrato, è importante seguire alcune buone abitudini:

  • Avere una regolarità nei tempi di sveglia e di addormentamento, cercando di andare a letto e alzarsi sempre alla stessa ora, anche nei fine settimana.
  • Evitare la luce artificiale prima di dormire, soprattutto quella blu emessa dagli schermi di smartphone, tablet, computer o TV. La luce blu inibisce la produzione di melatonina, l’ormone del sonno, e ritarda l’insorgenza del sonno. È meglio spegnere tutti i dispositivi elettronici almeno un’ora prima di andare a letto e creare un ambiente buio e silenzioso nella camera da letto.
  • Esporsi alla luce naturale durante il giorno, soprattutto al mattino, per sincronizzare il nostro orologio biologico con il ciclo solare. La luce naturale stimola la produzione di serotonina, che favorisce il buonumore e la sazietà. Se possibile, è bene fare una passeggiata all’aperto o aprire le finestre per far entrare la luce.
  • Fare attività fisica regolare, ma non troppo vicino all’ora di andare a letto. L’attività fisica aiuta a ridurre lo stress, a migliorare l’umore, a regolare la glicemia e a favorire il sonno. Tuttavia, se si fa sport troppo tardi, si può avere un effetto stimolante che rende difficile rilassarsi e addormentarsi. È meglio fare attività fisica al mattino o al pomeriggio, evitando le ore serali.
  • Mangiare in modo equilibrato e sano, evitando gli spuntini notturni o le cene troppo abbondanti. Il cibo influisce sul nostro ritmo circadiano, perché stimola la produzione di insulina e di altri ormoni che regolano il metabolismo. È bene distribuire i pasti in modo regolare durante il giorno, evitando digiuni prolungati o abbuffate. È anche importante scegliere cibi nutrienti e leggeri, che non appesantiscano la digestione o alterino la glicemia.

Quali sono gli alimenti che dobbiamo evitare di mangiare prima di andare a letto?

  • Il caffè e le bevande contenenti caffeina, come il thè o le bibite energetiche. La caffeina è un eccitante che può rendere difficile addormentarsi o causare risvegli notturni.
  • L’alcol, che può sembrare un sonnifero naturale, ma in realtà altera la qualità del sonno e aumenta il rischio di apnee notturne. L’alcol può anche irritare lo stomaco e causare disidratazione.
  • I cibi piccanti o acidi, che possono provocare bruciore di stomaco o reflusso gastroesofageo, soprattutto se ci sdraiamo subito dopo averli mangiati.
  • I cibi troppo dolci o ricchi di carboidrati raffinati, come i biscotti, le torte, i cereali zuccherati o il pane bianco. Questi cibi possono innalzare rapidamente la glicemia e poi farla scendere altrettanto velocemente, provocando sbalzi ormonali e fame.
  • I cibi troppo salati o grassi, come i salatini, le patatine, i formaggi stagionati o i salumi. Questi cibi possono aumentare la pressione sanguigna e la ritenzione idrica, oltre a richiedere una lunga digestione.

Se proprio non possiamo farne a meno, quali sono gli alimenti che è meglio mangiare di notte?

Se abbiamo davvero fame e vogliamo fare uno spuntino notturno, possiamo scegliere degli alimenti che non compromettano il nostro sonno e il nostro metabolismo. Tra gli alimenti da preferire ci sono:

  • I cibi ricchi di proteine, come lo yogurt magro, il latte, le uova, il petto di pollo o il tonno. Le proteine ci aiutano a sentirci sazi e a mantenere la massa muscolare. Inoltre, alcune proteine, come il triptofano, favoriscono la produzione di melatonina e serotonina, che facilitano il sonno e il rilassamento.
  • I cibi ricchi di fibre, come la frutta, la verdura, i cereali integrali o i legumi. Le fibre rallentano l’assorbimento degli zuccheri e regolano la glicemia. Inoltre, le fibre favoriscono il transito intestinale e la salute della flora batterica.
  • I cibi ricchi di grassi buoni, come la frutta secca, i semi, l’avocado o l’olio extravergine di oliva. I grassi buoni sono essenziali per il funzionamento delle membrane cellulari e per la produzione di ormoni. Inoltre, i grassi buoni hanno un effetto anti-infiammatorio e proteggono il cuore e i vasi sanguigni.
  • I cibi ricchi di calcio e magnesio, come il formaggio fresco, le mandorle, i fichi o le banane. Il calcio e il magnesio sono minerali importanti per la salute delle ossa e dei muscoli. Inoltre, il calcio e il magnesio hanno un effetto calmante sul sistema nervoso e favoriscono il rilassamento muscolare.
  • I cibi ricchi di antiossidanti, come i mirtilli, le more, le fragole o il thè verde. Gli antiossidanti combattono i radicali liberi e prevengono lo stress ossidativo. Inoltre, gli antiossidanti aiutano a rafforzare il sistema immunitario e a prevenire le infezioni.

Alimenti funzionali per il sonno: una strategia di marketing o una soluzione salutare?

Nel frattempo, il mercato dei cibi funzionali è in crescita. Questi alimenti, che vengono pubblicizzati per i loro effetti positivi sulla salute oltre alla semplice nutrizione, stanno diventando sempre più popolari. L’interesse per una dieta sana e una maggiore consapevolezza della connessione tra alimentazione e benessere hanno contribuito a questo trend.

Da qualche tempo, le aziende alimentari hanno cominciato a sfruttare la tendenza agli spuntini notturni, sviluppando linee di “cibi notturni”. Questi prodotti promettono di migliorare la qualità del sonno, con ingredienti come il triptofano, un aminoacido che aiuta a produrre la serotonina, un neurotrasmettitore che può aiutare a regolare il sonno. Altre sostanze possono includere la melatonina, un ormone che regola il ciclo sonno-veglia, o vari tipi di erbe conosciute per le loro proprietà rilassanti o sedative.

È questo il caso dei cioccolatini goodnight di Nestlè (non disponibili in Italia), che contengono sostanze (nello specifico L-teanina e magnesio) che aiutano a migliorare la qualità del sonno.

Oppure di nightfood, una linea di prodotti alimentari (anche questa non disponibile in Italia) pensati per gli spuntini notturni.

“Questi prodotti – si legge nel sito – sono stati formulati da esperti di sonno e nutrizione con ingredienti che favoriscono il relax e la qualità del sonno. Nightfood non contiene farmaci o sostanze che inducono il sonno, ma solo ingredienti naturali e nutrienti consigliati dai nostri esperti per lo spuntino notturno. Per esempio, il nostro gelato contiene più triptofano, calcio, magnesio e zinco rispetto al gelato tradizionale. I nostri biscotti contengono vitamina B6 e inositolo aggiunti. Entrambi hanno più proteine e fibre prebiotiche rispetto agli snack tradizionali. Nightfood è anche più salutare degli snack tradizionali, perché contiene in media il 70% in meno di zucchero, il 70% in meno di calorie e solo il 10% del grasso del gelato tradizionale. I nostri biscotti contengono il 40% in meno di zucchero, il 30% in meno di grasso, 3 volte più fibre prebiotiche e 4 volte più proteine rispetto ai biscotti tradizionali. Nightfood non usa dolcificanti artificiali o alcolici. Nightfood è lo spuntino ideale per chi vuole soddisfare le proprie voglie notturne senza rovinare la dieta o il sonno”.

Tutto molto bello e, a parole, anche salutare; tuttavia, questo approccio, piuttosto che risolvere il problema, sembra riconoscerlo e cercare di proporre soluzioni che attenuano i danni di questa pratica, al contempo sfruttando economicamente la tendenza.

Quindi, a questo punto la domanda nasce spontanea: questi cibi pensati per un consumo notturno sono in effetti salutari (o meno dannosi) o non sono altro che una banale mossa di marketing?

Per capirci di più, abbiamo chiesto un parere a riguardo a due fra le nutrizioniste più apprezzate che lavorano presso la nostra casa di cura.

Commenta la Dott.ssa Flavia Fondelli:

I prodotti confezionati presenti sul mercato (anche se accompagnati dalla dicitura “light” o come questi che promettono addirittura di coadiuvare il riposo notturno) riportano nei loro ingredienti caratteristiche nutrizionali non salutari come zuccheri, grassi idrogenati e conservanti alimentari.

Le industrie alimentari, per incentivare il consumo di prodotti, hanno studiato infatti come il cervello risponda al consumo di determinati alimenti, ed in particolare ricercano mediante la combinazione di zuccheri, grassi e sale il cosiddetto Bliss Point, ovvero il punto di massimo gradimento sensoriale. Esso corrisponde alla quantità di dolcezza (il perfetto mix tra zuccheri, sale ed anche grassi), che rende assoluta la gradevolezza di un alimento o una bevanda e che crea la dipendenza relativa al suo consumo. Alla base della nostra salute e della nostra alimentazione vi dovrebbe essere invece l’obiettivo di di perseguire una alimentazione naturale, povera di prodotti processati e industriali.

Per quanto concerne lo spuntino notturno, ai fini di mantenere leggera la digestione e quindi di coadiuvare il riposo notturno, si consiglia di evitare pasti post-cena e di prediligere nel pasto serale alimenti sazianti e che rientrano nella nostra dieta mediterranea, come carni magre, pesce, uova o legumi in associazione con cereali integrali e della verdura di stagione.

Aggiunge la Dott.ssa Maria Claudia Quarta:

Il sonno è influenzato da molti fattori dei quali fa parte certamente l’alimentazione. In una realtà in cui al “comfort food” sono associati vari potenziali effetti dannosi sullo stato di nutrizione e in generale di benessere fisico, incentivarne il consumo non ritengo essere conveniente, soprattutto se si vuole far passare il concetto che per poter migliorare il sonno sia utile uno spuntino notturno.

Una prima considerazione è che questo concetto possa slatentizzare quelle problematiche che inducono alcune persone a sviluppare dei veri e propri disturbi alimentari, in particolare la Night Eating Syndrome o Sindrome da alimentazione notturna, un disturbo del comportamento alimentare classificato nel DSM V presente con incidenza di circa l’1,5% nella nostra popolazione.

È sempre opportuno mantenere dei ritmi circadiani individualmente funzionali, dai quali non dipende solo il ritmo sonno/veglia, ma anche la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e altri fattori neuroendocrini.

Diverse sono invece le esigenze di quei soggetti che sono sottoposti a trattamenti farmacologici particolari, come per esempio l’insulina retard per i quali il rischio dell’ipoglicemia notturna può essere elevato con potenziali rilevanti conseguenze cerebrali; oltretutto a questo abbassamento glicemico improvviso fa seguito un altrettanto repentino rialzo glicemico (Effetto Somogyi).

In questi casi lo squilibrio metabolico glucidico deve essere valutato oltre che dal punto di vista del trattamento/dosaggio farmacologico, anche da quello dietetico per cui in questi casi lo spuntino serale può divenire indispensabile ad evitare questo rischio.

Un’ultima considerazione è relativa al concetto che le proposte industriali di prodotti classificati come “Night food” hanno come obiettivo primario quello di incentivarne un ricavo economico e non sempre quello salutistico. Anche il tipo di messaggio o l’immagine del prodotto può rappresentare un tipo di comunicazione subliminale, non sempre in linea con il benessere.

La verità è quindi che non esistono “super-cibi” che possano garantire un sonno ristoratore. Ciò che può effettivamente fare la differenza sono “solo” una dieta equilibrata e uno stile di vita sano.

una catena di produzione alimentare industriale

Perché molti alimenti ultra-elaborati sono malsani

Perché molti alimenti ultra-elaborati sono malsani

1° PARTE

La lavorazione industriale cambia la struttura del cibo
esponendoci al rischio di di malattie croniche.

Secondo il parere degli esperti, consumare numerosi alimenti confezionati popolari, come pane, cereali, patatine fritte e pasti surgelati che sono sottoposti a processi di raffinazione, triturazione, riscaldamento, fusione, modellazione, estrusione e confezionamento con l’aggiunta di additivi, equivale a consumare cibi ultra-elaborati.

Questa nuova serie di contenuti, riprende le fila di altri contributi del nostro blog sul quale avevamo già affrontato l’argomento (per esempio qui)

Diverse ricerche recenti indicano che il livello di elaborazione industriale che subisce il cibo può influenzare i suoi effetti sul corpo, tra i quali l’appetito, gli ormoni, l’aumento di peso e la probabilità di sviluppare obesità e malattie croniche.

Dell’argomento ne parla recentemente il Washington Post in un importante reportage, corredato anche da ottime immagini e schemi animati che raccontano come funzioni la catena di produzione alimentare preconfezionata.

Questa forma estrema di lavorazione crea alimenti che vengono facilmente assorbiti dal corpo, essenzialmente “pre-digeriti”. Inoltre, molti alimenti sono progettati per superare i nostri meccanismi di sazietà, inducendoci a consumarne eccessive quantità e ad aumentare di peso.

Negli ultimi anni molti scienziati hanno adottato il termine ultra-elaborato per descrivere gli alimenti che subiscono un’intensa manipolazione da parte dei produttori alimentari.

La nostra tradizione culinaria mediterranea, così come le abitudini diverse che avevamo di consumare cibo cucinato in famiglia anche come momento di convivialità, é stata pian piano intaccata anche per ciò che sono le nostre abitudini alimentari. La frenesia della vita quotidiana ai nostri tempi, ci offre molte  scorciatoie che apparentemente sembrano regalarci tempo, quando in realtà ci avvicinano a pratiche che possono minare la nostra alla salute. I nostri figli spesso pranzano fuori orario, senza una guida che li possa aiutare a scegliere, e questo succede prevalentemente perché noi stessi dobbiamo risolvere il problema dell’alimentazione per coincidere con i tempi di lavoro, di spostamento, di tempo speso in attività che non aiutano a dare priorità ad una corretta alimentazione.

Come la “cottura per estrusione” altera il cibo

Molti cibi ultra-elaborati hanno origine da cereali ricchi di fibre come grano, riso, avena e mais. Le aziende alimentari utilizzano macchinari ad alta velocità per macinare questi cereali in farina o piccoli frammenti. In alcuni casi, i cereali vengono sottoposti a un processo di raffinazione in cui vengono rimossi i componenti ricchi di fibre e nutrienti come la crusca e il germe.

Gli amidi raffinati ottenuti vengono spesso impiegati per addensare e migliorare la consistenza di alimenti trasformati come budini, salse, condimenti per insalata, zuppe in scatola, stufati e prodotti da forno. Vengono anche utilizzati per produrre una vasta gamma di altri cibi ultra-elaborati attraverso un processo di cottura noto come estrusione.

Le macchine di estrusione sono diventate una grande industria multimiliardaria e vengono ampiamente utilizzate dalle aziende alimentari per produrre in grande quantità numerosi alimenti confezionati a base di amido e zuccheri che riempiono gli scaffali dei supermercati.

Questi macchinari di estrusione contengono viti rotanti all’interno di un grande cilindro di acciaio. Farina, acqua e altri ingredienti vengono introdotti da un lato della macchina, mentre le viti rotanti mescolano e spingono la miscela attraverso il cilindro.

Il processo può variare, ma in generale la macchina riscalda e lavora la miscela generando pressioni intense, forze di taglio e temperature che la fondono. Questo processo rompe la struttura dell’amido: distrugge le pareti cellulari rigide all’interno dell’amido e disgrega i suoi granuli microscopici, che contengono catene lunghe di glucosio, un tipo di zucchero.

Alla fine, la miscela fusa, chiamata “melting” all’interno della macchina di estrusione, viene spinta fuori attraverso un piccolo stampo. Mentre fuoriesce, la pressione atmosferica si riduce, facendo espandere la miscela.

Il prodotto finale, chiamato estruso, può essere modellato in una vasta gamma di cibi ultra-elaborati, come cereali per la colazione, patatine di mais, snack bar, biscotti, ciambelle, crostini, grissini, alimenti per bambini e molto altro ancora.

La tecnologia di estrusione offre efficienza ed economicità, consentendo ai produttori di realizzare una vasta gamma di alimenti pronti da conservare sugli scaffali.

Tuttavia, secondo gli studi condotti, sembra che questo processo acceleri anche la velocità con cui il nostro sistema digestivo assorbe il glucosio e altri nutrienti presenti nel cibo, causando picchi elevati nei livelli di zucchero nel sangue e insulina.

La cottura per estrusione, mediante l’applicazione di pressioni e temperature molto elevate, può essere considerata una sorta di predigestione del cibo.

Un Team di ricerca francese ha scoperto che gli alimenti ultra-elaborati sono meno sazianti rispetto a quelli minimamente trasformati e hanno un impatto più significativo sui livelli di zucchero nel sangue.

L’ultra-elaborazione dei cibi, secondo gli studi comporterebbe la rottura dei legami tra i nutrienti e la formazione di nuove connessioni che il nostro corpo potrebbe non riconoscere, mettendo a rischio il processo digestivo.

La cottura mediante estrusione trasforma cereali e amidi in aggregati di carboidrati che sono facilmente masticabili e non si attaccano ai denti, consentendo così una rapida masticazione, deglutizione e assorbimento.  Tuttavia, ciò che potrebbe essere ancora più significativo è che questi alimenti diventino dei veri e propri veicoli di consegna per zuccheri, sale, grassi e una vasta gamma di aromi e additivi. Le aziende alimentari, tramite questa illimitata capacità di mix, riescono a creare sapori che rendono i loro prodotti irresistibili favorendo lo scatenarsi di comportamenti alimentari compulsivi. Queste formule di ingredienti purificati, sono progettati per raggiungere un determinato punto di euforia che impedisce al nostro corpo di regolare adeguatamente l’apporto alimentare.

SEGUE… prossimamente.


 

Una donna si stringe il petto per mancanza di respirazione

Cosa sapere sul Laringospasmo

Cosa sapere sul Laringospasmo

Le persone che soffrono di laringospasmo hanno difficoltà improvvisa a respirare e parlare. Un laringospasmo è uno spasmo muscolare delle corde vocali, a volte chiamato spasmo laringeo.

Sebbene un laringospasmo lieve in cui è ancora possibile espirare aria possa essere spaventoso, di solito non è pericoloso e dura solo pochi minuti.

Uno spasmo delle corde vocali può essere un episodio isolato e può essere causato da una varietà di condizioni mediche.

Normalmente le corde vocali si separano quando una persona respira: ciò che viene chiamato abduzione. Un laringospasmo fa si che le corde vocali si spingano insieme con forza, un processo fisiologico che viene chiamato invece adduzione. Quando le corde vocali si contraggono, possono chiudere completamente o parzialmente la via aerea.

Laringospasmo: cosa sapere in breve.

  • Durante un laringospasmo, la maggior parte delle persone può ancora tossire e espirare aria ma potrebbe avere difficoltà ad inspirare aria.

  • Un laringospasmo si presenta come qualcosa di simile al soffocamento. Ciò è dovuto al fatto che, come nel caso del soffocamento, la via aerea è ostruita.

  • Rimanere calmi e trattenere il respiro per 5 secondi può risolvere il problema, ma in questo senso esistono anche altre tecniche.

  • Le persone dovrebbero contattare un medico dopo aver avuto un laringospasmo poiché può ripresentarsi.

  • Se non riuscite a respirare o se sentite un suono acuto e sibilante quando respirate, allora potreste aver bisogno di aiuto medico d’emergenza.

Che cos’è il Laringospasmo?

Lo spasmo di solito dura circa 60 secondi, misura che non rappresenta un vero e proprio pericolo. Raramente, in particolare come reazione all’anestesia, un laringospasmo dura più a lungo e richiede assistenza medica d’emergenza.

Questi spasmi possono verificarsi durante il pasto, tenendo conto che, a differenza del soffocamento, non c’è in realtà niente di fisico che ostruisca la gola.

Altri sintomi del laringospasmo includono:

  • difficoltà improvvisa a respirare senza causa apparente

  • sensazione di stretta in gola

  • occasionalmente, perdita di coscienza

Poiché spesso il laringospasmo è il prodotto di un’altra condizione, potrebbero emergere altri sintomi correlati.

Le persone con malattia da reflusso gastroesofageo, ad esempio, possono sperimentare sintomi di bruciore di stomaco o reflusso immediatamente prima, durante o dopo uno spasmo delle corde vocali.

A volte una condizione più grave può somigliare a un laringospasmo. Le persone che sperimentano difficoltà a respirare associata a un nuovo farmaco o cibo non devono assumere che il problema sia un laringospasmo. In questi casi, la stretta alla gola potrebbe segnalare invece una reazione allergica.

Paradossalmente, il laringospasmo in alcuni casi si presenta come una sorta di salvavita: le persone che inalano accidentalmente cibo mentre parlano, ad esempio, possono beneficiare di un laringospasmo perché impedisce che il cibo ostruisca le vie respiratorie. Ecco perché è abbastanza comune sperimentare un laringospasmo mentre si mangia o si beve. Alcune persone sperimentano sintomi simili dopo aver percepito come se il cibo fosse andato nelle vie aeree piuttosto che nel tubo digerente.

A differenza dell’ostruzione, una persona che sta sperimentando un laringospasmo non percepirà qualcosa di fisicamente incastrato in gola. In quel caso, infatti la manovra di Heimlich non sarà utile in caso di laringospasmo.

Il laringospasmo non si verifica esclusivamente durante l’assunzione di cibo e la deglutizione. Alcune cause alternative per questa sensazione che reca spavento includono:

Stress e ansia

Alcune persone possono sperimentare un laringospasmo in risposta a un’ansia intensa o stress. Durante un attacco di panico, l’iperventilazione o la paura intensa possono scatenare un laringospasmo. La stretta in gola può quindi peggiorare il senso di panico.

Anestesia

L’anestesia può scatenare il riflesso del laringospasmo in particolare nei bambini. In generale, circa l’1% degli adulti e dei bambini che ricevono anestesia sperimenta un laringospasmo. Nei bambini che hanno l’asma o un’infezione respiratoria, l’incidenza aumenta fino al 10%.

Le persone che sperimentano un laringospasmo sotto anestesia generale per un intervento chirurgico potrebbero non sapere mai che è accaduto poiché l’anestesista in quel caso interverrà immediatamente.

Problemi neurologici

I problemi neurologici possono scatenare un laringospasmo. Ad esempio le persone che hanno subito recentemente un infortunio al midollo spinale o al cervello possono sperimentare spasmi muscolari, tra i quali il laringospasmo.

Le lesioni nervose, in particolare nei pressi del collo e della colonna vertebrale, possono essere un fattore. Anche alcune persone con corde vocali paralizzate sperimentano spesso laringospasmi.

Malattia da reflusso gastroesofageo

La malattia da reflusso gastroesofageo è una sindrome che fa scorrere i contenuti dello stomaco, compreso l’acido gastrico, indietro lungo l’esofago e nella gola.

Alcune persone che convivono con questa condizione, sperimentano un bruciore e dolore intenso. Alcune persone sperimentano anche un laringospasmo.

Asma e allergie

I soggetti affetti da asma e allergie respiratorie sono più vulnerabili al laringospasmo. Il trattamento di queste allergie e l’utilizzo di un inalatore, possono ridurre il rischio di spasmi futuri. Le persone con problemi respiratori, compreso l’asma, sono più vulnerabili al laringospasmo mentre sono sotto anestesia.

Trattamenti per il laringospasmo

Durante un laringospasmo, bisognerebbe sempre cercare di rimanere calmi. Bisognerebbe cercare di non ansimare alla ricerca d’ari o cercare di inghiottire l’aria attraverso la bocca. Il panico può far durare di più lo spasmo e far provare sintomi più intensi.

Alcune semplici tecniche che possono fermare o mitigare gli effetti dello spasmo:

  • Trattenere il respiro per 5 secondi, quindi respirare lentamente attraverso il naso. Espirare attraverso le labbra socchiuse. Ripetere finché lo spasmo non cessa.
  • Tagliate una cannuccia a metà. Durante un attacco chiudete le labbra intorno alla cannuccia e respirate solo attraverso la cannuccia e non dal naso. Questa tecnica favorisce una respirazione più lenta che può aiutare a rilassare le corde vocali.
  • Premere su un punto di pressione specifico vicino alle orecchie. Questo punto, noto come tacca del laringospasmo, può costringere le corde vocali a rilassarsi. Bisognerebbe in questo caso individuare il punto morbido dietro i lobi delle orecchie, appena sopra la mascella per poi spingere con forza verso il basso e verso l’interno della gola. La pressione deve essere abbastanza forte da risultare dolorosa e, se funziona, dovrebbe alleviare immediatamente i sintomi del laringospasmo. Per questa soluzione vi consigliamo ad ogni modo di parlare con il vostro medico di fiducia e farsi spiegare meglio la procedura.

Altri trattamenti si concentrano sull’individuazione della causa sottostante dei laringospasmi. Ad esempio, le persone con disturbi d’ansia possono trarre beneficio da farmaci contro l’ansia o da psicoterapia.

Le persone che hanno frequenti laringospasmi durante la notte potrebbero dover dormire con una macchina di pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP). La logopedia può aiutare in alcuni casi, soprattutto quando c’è una causa neurologica. Quando altri trattamenti non funzionano, un’iniezione di tossina botulinica (Botox) può paralizzare le corde vocali e prevenire attacchi successivi.

Quando rivolgersi al medico

I medici possono eseguire una serie di test per determinare la causa dell’incidenza di laringospasmo. Test gastrointestinali, una TC dei seni, test allergologici e prove di vari farmaci possono aiutare a chiarire la causa.

Le persone che hanno una dichiarata ed evidente storia clinica legata al laringospasmo dovrebbero informare il loro medico della loro esperienza prima di sottoporsi ad anestesia. Sebbene estremamente raro, se un laringospasmo non si ferma dopo un minuto o due o se causa una perdita di coscienza, dovrebbe essere trattato come un’emergenza medica e recarsi ad un pronto soccorso.


 

Un ragazzo dalla felpa rossa corre affaticato

La respirazione nella corsa

La Respirazione nella corsa

Come funziona e qualche consiglio per gli sportivi non professionisti

Quasi tutte le persone che decidono di mantenersi in forma o di riprendere a fare attività fisica dopo lunghi periodi di sedentarietà, scelgono la corsa come metodo principale di approccio allo sport.

Nei parchi, sui lungomare, per le strade delle nostre città anche in orari inusuali, c’è sempre qualcuno che corre con andatura più o meno incerta.

Quando si affronta la corsa, soprattutto se non allenati, una delle cose più importanti da sapere utilizzare e il controllo della respirazione.

Il cosiddetto fiatone che molti patiscono, tanto più se alla ripresa di un’attività interrotta o abbandonata da tempo, dipende dall’attività aerobica che mettiamo in moto correndo. I nostri muscoli, in quel frangente, stanno bruciando una quantità di energia maggiore del solito. Sono i grassi e gli zuccheri presenti nel nostro corpo che vengono coinvolti in questa produzione di energia, che per poter avvenire ha però bisogno di ossigeno.

La quantità di ossigeno necessario durante l’allenamento della corsa può arrivare, sopratutto in soggetti molto allenati o professionisti, a 10 volte la quantità che serve in stato di requie.

Nella nostra immaginazione la mancanza di fiato dopo pochi minuti dall’inizio dell’attività di corsa è legata alla capacità polmonare.

Correndo faccio fatica a respirare, ma lo capisco, sono un fumatore…

Senza dovervi ribadire che il fumo è nocivo a prescindere da che voi decidiate o meno di fare attività sportiva, in questo caso la causa principale del vostro affaticamente non dipende direttamente – o meglio, principalmente – dai polmoni.

Quali fattori influenzano di più il dispendio di ossigeno nei corridori amatoriali?

Il peso: Proprio chi si trova in una condizione di sovrappeso cerca di utlizzare la corsa per favorire un dimagrimento. Dal punto di vista meccanico il nostro corpo, che si trova a dover sorreggere una stazza più grande di quanto sarebbe ideato per sopportare, deve bruciare più energia, quindi ossigeno, per poter favorire l’atto della corsa.

Il Metodo: Correre è una delle attività più naturali per l’uomo. Corriamo sin da bambini, ma questo non toglie che saper correre, ossia saper affrontare la corsa utilizzando bene i tempi, le velocità e la postura, aiuti a sfruttare meglio il nostro corpo e l’energia che serve per muoverlo. Per questo è utile farsi dare dei consigli, seguire quando possibile un esperto. Gestire il movimento e lo sforzo diminuisce la necessità di ossigeno: a parità di velocità, un corridore allenato riesce a spendere minori energie.

Controllo dei muscoli respiratori: Visto che proprio l’ossigeno è al cento dell’attività che svolgiamo correndo, è molto importante saper utilizzare i muscoli che regolano la respirazione, soprattutto il diaframma, così da ottimizzare l’uso dell’ossigeno e rendere il nostro organismo complessivamente più efficiente.

Se la nostra attività di corsa è costante nel tempo avvengono nel nostro corpo altri due mutamenti molto imporanti

  • la capillarizzazione: il meccanismo attraverso il quale, col tempo e la costanza, aumentano i piccoli vasi sanguigni che permettono una migliore ossigenazione dei muscoli coinvolti nell’attività (principalmente le gambe)
  • la portata cardiacala quantità di sangue che un ventricolo può pompare durante un’attività sportiva aumenta in virtù di un allenamento costante, rendendo quindi più rapida ed efficace l’ossigenazione dei muscoli coinvolti

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Come utilizzare al meglio la respirazione nella corsa

Non forzate: Non è provando a forzare il respiro, quando lo sentite corto, che si migliora la situazione. Così facendo, infatti, nel tentativo di inalare con sforzo l’aria che sentiamo mancare, finiamo per comprimere organi come il fegato e la milza. Il risultato sono quei famosi dolori che ci piegano sulle gambe. La migliore risposta al fiato corto è quella di diminuire gradualmente l’andatura, fino ad arrivare ad un passo sostenuto, se serve, e poi accelerare di nuovo quando la sensazione di mancanza d’aria è completamente sparita.

Naso e bocca, perché no?: Ci è stato giustamente insegnato che respirare con il naso ed espirare con la bocca ci permette di introitare una qualità migliore di aria, approfittando dei filtri naturali che abbiamo nel nostro setto nasale. Durante la corsa, però, abbiamo visto che il nostro organismo ha bisogno di una quantità eccezionale di ossigeno. Per questo respirare sia con il naso che con la bocca aiuta a raggiungere l’apporto di ossigeno necessario, evitando ai nostri muscoli una carenza che potrebbe limitare la nostra attività nel giro di pochi minuti.

I tempi della respirazione: La regolarità, nella corsa, è importante sia per gestire il passo, sia per gestire la stessa respirazione. Regolare i tempi di inspirazione e di espirazione al numero di passi che compiamo correndo è molto importante per diminuire la tentazione di forzare quando ci sentiamo in difficoltà. Molti trainer consigliano di utilizzare un metodo 3-3, dove si inspira ogni tre passi per poi espirare dopo i tre passi ancora successivi. La frequenza però dipende molto dal singolo atleta e dalla velocità dell’andatura. Più la corsa è sostenuta e più, probabilmente, il numero di passi necessari tra un’inspirazione ed un’espirazione diminuisce. Nel caso dei velocisti spesso si raggiunge una respirazione 1-1.

Proteggere il respiro: Se il nostro allenamento si svolge durante i periodi freddi, quando cioè l’aria che inspiriamo è molto più fresca delle temperature interne al nostro organismo, sarebbe molto importante ridurre il gap attraverso una protezione (un colletto molto alto della tuta, piuttosto che un collare da sportivo). Durante la corsa può anche capitare che il corpo si abitui gradualmente e che la necessità della protezione venga meno.

Un ultimo importante consiglio

Quando si sottopone il nostro corpo ad uno sforzo energetico come quello prodotto dalla corsa, possono diventare più evidenti eventuali problematiche di respirazione. Queste, magari meno fastidiose in stato di riposo, possono alla lunga comunque creare effetti negativi sulla nostra salute.

In questi casi è molto importante rivolgersi a un professionista in grado di diagnosticare adeguatamente il problema riscontrato per poi individuare un idoneo percorso terapeutico. All’interno della nostra Casa di Cura opera il Professor Guido Bastianelli, rinomato otorinolaringoiatra, Medico Chirurgo e specializzato in molte branche della sua disciplina tra le quali la Patologia Cervico e Facciale e l’Allergologia e l’Immunologia Clinica. Nell’eventualità che vogliate prenotare una visita con il Prof. Bastianelli vi basterà utilizzare l’apposito servizio di prenotazione online che è disponibile anche in questa pagina in alto a destra (o a fine articolo per chi ci leggesse da smartphone).

Approfittiamo anche per riproporvi un video che abbiamo realizzato con il Professore, dedicato alle ostruzioni nasali. Buona visione!


 

una zuppa di broccoli

Dieta e Glicemia: un nuovo studio

Dieta e Glicemia: un nuovo studio

Un nuovo studio dimostra che una dieta a basso contenuto di carboidrati
aiuta le persone con diabete non trattato e quelle a rischio di diabete a ridurre la glicemia.

Sebbene le diete a basso contenuto di carboidrati siano spesso consigliate a coloro che sono in cura per il diabete, fino ad oggi esistevano poche prove che dimostrassero se mangiare meno carboidrati può influire sulla glicemia delle persone con diabete o prediabete che non assumono farmaci specifici.

In un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Network Open, un gruppo di ricercatori hanno confrontato due gruppi specifici di soggetti: uno assegnato ad una dieta a basso contenuto di carboidrati e un altro che ha continuato a seguire la dieta abituale. Dopo sei mesi, il gruppo di soggetti che stava seguendo una dieta a basso contenuto di carboidrati ha registrato un importante calo dell’emoglobina A1c – un indicatore dei livelli di zucchero nel sangue – rispetto al gruppo che seguiva la dieta abituale. I soggetti appartenenti al gruppo con la dieta a basso contenuto di carboidrati ha anche mostrato una perdita di peso e ha registrato, a digiuno, livelli di glucosio più bassi.

Il messaggio che deve passare è che una dieta a basso contenuto di carboidrati, se mantenuta, potrebbe essere un approccio utile per la prevenzione e il trattamento del diabete di tipo 2, anche se sono necessarie ulteriori ricerche – afferma Kirsten Dorans, assistente alla cattedra di epidemiologia presso la Tulane University School of Public Health and Tropical Medicine e autrice principale della ricerca di cui parliamo.

Soltanto in Europa sono circa 61 milioni i soggetti affetti da diabete [dati aggiornati al 2021], una condizione che si verifica quando l’organismo non utilizza correttamente l’insulina e non riesce a regolare i livelli di zucchero nel sangue. È calcolato che il diabete di tipo 2 rappresenti nel mondo oltre il 90% dei casi.

Il diabete di tipo 2 può compromettere gravemente la qualità della vita con sintomi quali visione offuscata, intorpidimento di mani e piedi e stanchezza generale e può causare altri gravi problemi di salute come malattie cardiache, perdita della vista e malattie renali.

I risultati dello studio sono particolarmente importanti per i soggetti affetti da prediabete, i cui livelli di A1c sono superiori alla norma ma inferiori a quelli che verrebbero classificati come diabete.

Molte delle persone che si trovano nella condizione di prediabete non ne sono consapevoli. I soggetti affetti da prediabete sono a maggior rischio di diabete di tipo 2, infarto o ictus e di solito non assumono farmaci per abbassare i livelli di zucchero nel sangue: per questo una dieta sana è ancora più cruciale.

Lo studio ha coinvolto soggetti partecipanti la cui glicemia variava da livelli prediabetici a diabetici che non assumevano farmaci per il diabete. I partecipanti al gruppo a basso contenuto di carboidrati hanno visto i livelli di A1c ridursi dello 0,23% in più rispetto al gruppo che seguiva la dieta abituale, un valore che la Dott.ssa Dorans definisce “modesto ma clinicamente rilevante”.

È importante notare che i grassi costituivano circa la metà delle calorie assunte dai soggetti del gruppo a basso contenuto di carboidrati, ma stiamo parlando per lo più di grassi monoinsaturi e polinsaturi salutari presenti in alimenti come l’olio d’oliva e le noci.

Lo studio non dimostra che una dieta a basso contenuto di carboidrati sia in grado di prevenire il diabete, ma apre la strada a ulteriori ricerche su come mitigare i rischi per la salute di chi soffre di prediabete e diabete non trattato con farmaci.


 

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